
Da mesi ci sono dure proteste ambientaliste in Serbia (le più recenti nei primi giorni di gennaio, ma iniziate negli ultimi mesi del 2021) per chiedere al governo di respingere la possibile costruzione di una miniera di litio nella Serbia Occidentale. Le proteste sono giunte dopo che la Rio Tinto, la seconda società mineraria e di metalli al mondo, ha annunciato di voler dar vita a una grande miniera di LITIO in Serbia, nella Valle del fiume Jadar, a ovest di Belgrado e ai confini con la Bosnia.
La multinazionale anglo-australiana stima che nei previsti 40 anni di vita, la miniera produrrà 2,3 milioni di tonnellate di carbonato di litio per batterie (un minerale fondamentale per le batterie dei veicoli elettrici, e per lo stoccaggio di energia rinnovabile); e pure 160.000 tonnellate di acido borico necessario per le apparecchiature per le energie rinnovabili come i pannelli solari e le turbine eoliche.

L’epicentro delle proteste è LOZNICA, cittadina della Serbia nord-occidentale al confine con la Bosnia-Erzegovina. Qui, nella VALLE del FIUME JADAR, sono state scoperte le più grandi riserve di litio in Europa e tra le più grandi al mondo. Poi la protesta (anche a Belgrado) ha messo insieme l’annoso ed irrisolto problema dell’inquinamento atmosferico (soprattutto nella capitale), con appunto i controversi investimenti in campo minerario che, secondo attivisti e organizzazioni ambientaliste, rischiano di compromettere in modo irreparabile il territorio serbo: e proprio tra questi, in particolare c’è la miniera da due miliardi e mezzo di dollari di investimento progettata dalla Rio Tinto; ma anche lo sfruttamento dei giacimenti di rame a BOR, non lontano dal confine bulgaro, da parte della compagnia cinese Zijin.

Ora pare che il progetto del gigante anglo-australiano si sia (temporaneamente) fermato dopo così tante e tenaci proteste dei cittadini della Valle di Jadar e degli ambientalisti. Tutto bloccato, sembra, per ora, dinanzi ai timori di inquinamento (delle acque, del suolo) paventate dagli oppositori e dimostrate in altre parti del pianeta (specie nel Sud del mondo) nell’estrazione di questo materiale prezioso per l’elettrificazione, com’è il litio. Ma è più che sicuro che il progetto si riproporrà al più presto.
Perché l’UE attualmente importa il litio per le batterie da fuori Europa. E la Serbia è un membro candidato a entrare nella UE, e la Commissione europea è chiaramente favorevole al progetto (la disponibilità di avere “in casa” il prezioso minerale, appena la Serbia sarà accolta); dall’altra ovviamente il presidente serbo Aleksandar Vucic e il suo governo non possono che essere favorevoli: una buonissima entrata finanziaria e un modo anche per accreditarsi con l’Europa nella velocizzazione della procedura di adesione. A spingere poi sembra ci siano le case automobilistiche tedesche, costrette ora a importare con difficoltà il minerale. Pertanto la battuta di arresto ambientalista e di preoccupazione e rifiuto della popolazione locale che dovrà convivere con la miniera, sono un ostacolo che da più parti si cercherà di rimuovere celermente.

– Con 8 milioni di tonnellate, il Cile ha le maggiori riserve di litio a oggi conosciute, poi vengono l’Australia con 2,7 milioni di tonnellate, l’Argentina con 2 milioni e la Cina con 1 milione.
– Appartiene al primo gruppo (metalli alcalini). Il litio, nella sua forma pura, è un metallo tenero color argento, che si ossida rapidamente a contatto con l’aria o l’acqua.
(nell’immagine qui sopra: TABELLA ESTRAZIONE DEL LITIO e riserve disponibili tra Paesi, da https://www.flottefinanzaweb.it/)
Ma è veramente pericolosa (e come) l’estrazione del litio in quel luogo della Serbia? Nella Valle di Jadar si trovano i bacini dei fiumi Drina e Sava, da cui circa 2,5 milioni di persone vengono rifornite di acqua. L’attività mineraria, secondo molti, è difficile che possa convivere con il sistemi naturali idrici dei luoghi in cui avviene. Quella poca informazione esistente sui danni all’ambiente causati dall’estrazione del litio spesso è stata commissionata (l’indagine) dalle compagnie estrattive stesse, informazioni che (c’è da pensare) siano molto interessate a far apparire queste forme estrattive più che compatibili. Significativo però che adesso alcune case automobilistiche vogliano “mettere le mani avanti” e pure loro studiare la sostenibilità di questa produzione mineraria.

Il paradosso dei metalli per la green revolution è che il loro accaparramento spesso distrugge l’ecosistema; e attualmente esistono ben poche garanzie per regole e risarcimenti.
E’ così probabile che il 2022 vedrà tra le sue sfide anche quella del modo di procurarsi, da parte degli Stati e delle aziende automobilistiche, del litio (ma anche di altri preziosi materiali, come il cobalto) per la realizzazione delle batterie per le auto elettriche. Il metallo, specie in Europa ma in tutti i Paesi ricchi, fa gola a molti e può innescare tensioni e strategie geopolitiche.

In questo momento alcune grandi aziende automobilistiche impegnate nello sviluppo dell’auto elettrica (specie tedesche, come Volkswagen e Mercedes) riconoscono la necessità di un controllo diretto dell’attività mineraria per renderla sostenibile con l’ambiente che vanno ad intaccare. Forse per questo (concentrandoci sui minerali più strategici per l’elettrificazione, il litio e in parte il cobalto) non a caso le miniere sono finora per lo più aperte nei deserti proprio a causa dell’effetto dannoso sull’ambiente e sulla biodiversità (il triangolo geografico mondiale del litio è tra Bolivia, Cile e Argentina); oppure in aree africane poverissime (come il cobalto nel sud del Congo) dove egemonie locali e paesi esteri predatori fanno quello che vogliono ai danni dell’ambiente e delle popolazioni locali (in Congo i bambini lavorano in queste miniere).

Pertanto, si capisce che dove si può esprimere la propria contrarietà, più o meno democraticamente, difficile è superare l’opposizione alle nuove miniere. Serve per questo un nuovo approccio nella necessità di trovare questi minerali: garantire estrazioni di queste nuove materie prime senza impatti ambientali e sociali; che le popolazioni autoctone non ne abbiano un danno ma eventualmente dei vantaggi di benessere e affrancamento (nel Sud e nel Nord del pianeta).

La transizione ecologica vorrebbe (vuole) un approccio nuovo al mondo (umano, animale e vegetale); ma per realizzarla, come nel caso dell’elettrificazione dei veicoli, rischia di andare contro i suoi stessi principi, quando cerca di accaparrarsi negli stessi modi di prima le nuove materie prime (come è il caso del litio). E’ necessario evitare, non replicare, gli errori del passato. Vanno trovate le soluzioni perché ciò non accada.
L’opportunità data pur dalla negativa situazione del riscaldamento climatico è quella di cambiare i rapporti di sfruttamento sull’ambiente e sui paesi cosiddetti poveri del mondo. Per riuscire nella riconversione ecologica non si può che unire le forze tra i popoli: una svolta sociale. Per le auto elettriche il litio (il nuovo petrolio) va pagato al prezzo giusto e può (deve) diventare occasione di affrancamento culturale ed economico di parte del Sud del pianeta (cioè realizzare il volto migliore della globalizzazione). (s.m.)
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IL LITIO IN EUROPA (SERBIA) APRE LA SFIDA DEI METALLI PER IL 2022
di Violetta Silvestri, 28/12/2021, da https://www.money.it/
– In Europa la miniera di litio serba già sta facendo scalpore: il gigante Rio Tinto ha interrotto i lavori. Perché? Il 2022 segnerà la sfida su uno dei metalli più ricercati per la transizione green –
L’estrazione del metallo è vitale per la rivoluzione dei veicoli elettrici e sarebbe un potenziale vantaggio economico per la Serbia (dove è stato scoperto un giacimento), aiutando l’accesso in Europa a una risorsa strategica.
Ma il progetto del gigante australiano Rio Tinto si è fermato dopo tante e tenaci proteste dei cittadini della valle serba di Jadar, dove era nato il progetto di uno dei più grandi giacimenti di litio d’Europa.
Tutto bloccato, dinanzi a timori ambientalisti – il paradosso dei metalli per la green revolution è che il loro accaparramento spesso distrugge l’ecosistema – e poche garanzie per regole e risarcimenti.
Il 2022 vedrà tra le sue sfide anche quella del litio in Serbia? Il metallo in Europa fa gola a molti e può innescare tensioni e strategie geopolitiche
La miniera di litio in Serbia non si farà (per ora)
Le ultime novità sull’ambizioso progetto di Rio Tinto per estrarre litio in Serbia raccontano del colosso che ha deciso di fermarsi.
Troppe le proteste ambientaliste, evidente la titubanza del presidente serbo che si prepara alle elezioni dell’anno prossimo e palese la volontà della città di Loznica (in Serbia) che ha ritirato una decisione di zonizzazione per consentire lo sviluppo industriale nella valle.
Il presidente serbo Aleksandar Vucic, che sostiene la miniera, ha affermato che non procederà a meno che il Paese non sostenga il progetto e non vengano applicati gli standard ambientali. La controversa legge sull’espropriazione dei terreni, necessaria per gli scavi di Rio Tinto, tornerà in Parlamento.
La multinazionale mineraria, che si è impegnata a investire 2,4 miliardi di dollari per costruire il giacimento di litio, ha insistito sul fatto che non abbandonerà lo sviluppo del territorio e ha promesso un maggiore dialogo con la gente del posto. Per conquistare i locali ha ristrutturato scuole e impianti sportivi.
Rio Tinto ha affermato che l’effetto ambientale dei pozzi profondi 500 metri, di un impianto di lavorazione e di un impianto di stoccaggio dei rifiuti sarebbe minimo.
Ma i manifestanti e gli ambientalisti credono che il progetto distruggerebbe terreni agricoli preziosi.
“Non c’è alcuna possibilità che questa miniera possa estrarre il litio in modo ecologicamente sostenibile”, ha affermato Savo Manojlovic, leader di Kreni Promeni (Go, Change), il principale gruppo dietro le proteste. “Questa non è come la passione verde dell’occidente. Per noi è una questione di sopravvivenza.”
Il caso racconta molto delle prossime sfide del mondo più verde. Le proteste in Serbia riflettono una battaglia più ampia che l’industria mineraria e i responsabili politici devono affrontare nel passaggio a un’energia pulita.
Elettrificare l’economia globale richiede più minerali come rame, litio e cobalto, ma sta diventando sempre più difficile superare l’opposizione alle nuove miniere. E, soprattutto, garantire sfruttamenti responsabili e con impatti ambientali e sociali limitati.
Cosa significa (anche per l’UE) sfruttare il litio serbo?
Pur con tanti dubbi, la Serbia stava facendo affidamento a questa preziosa scoperta.
La produzione economica pro capite del Paese balcanico è circa un terzo dell’Europa occidentale e Belgrado sperava che il litio diventasse un pilastro economico. Rio afferma che la miniera contribuirebbe direttamente all’1% e indirettamente al 4% del PIL del Paese.
Il Governo vedeva ulteriori vantaggi nel rendere Jadar parte di una catena di fornitura di metalli per batterie, dall’estrazione mineraria alla produzione di veicoli elettrici.
L’impatto economico totale, compresi altri investimenti, potenzialmente promette di essere superiore a 10 miliardi di euro all’anno, fino al 22% del PIL.
Secondo i documenti visionati dal FT, Belgrado aveva messo in conto che la cinese CATL, il più grande produttore di batterie al mondo per quota di mercato, investisse fino a 2,5 miliardi di euro. Altri produttori di batterie come la tedesca Varta o la slovacca InoBat, una società sostenuta da Rio, poteva aggiungere altri 1,5 miliardi di euro. Una casa automobilistica come Volkswagen poteva investire 3 miliardi di euro nella produzione di veicoli elettrici.
Oltre alle sue conseguenze economiche, la miniera poteva innescare un importante impatto geopolitico. La Serbia lotta per avere influenza nei Balcani tra UE, Russia e Cina.
Il litio dava a Belgrado la possibilità di esercitare un’influenza maggiore sull’UE, che è rimasta indietro rispetto alla Cina nella corsa ai materiali per le batterie, e in particolare alla Germania, le cui case automobilistiche vogliono procurarsi le batterie localmente piuttosto che dipendere da Pechino.
Tutto fermo, per ora. C’è da scommettere che si tornerà a parlare del litio serbo. Anche perché il presidente Vucic ha promesso di coinvolgere l’Unione Europea per garantire un’estrazione sicura. (Violetta Silvestri, 28/12/2021, da https://www.money.it/)
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SERBIA: CONTINUANO LE PROTESTE CONTRO L’ESTRAZIONE DI LITIO
di Anna Peverieri, da https://sicurezzainternazionale.luiss.it/ del 4/1/2022
– Centinaia di manifestanti in Serbia hanno bloccato il traffico in diverse località del Paese, il 3 gennaio, per protestare contro la possibile creazione di miniere per l’estrazione di litio –
A riportare la notizia, il 3 gennaio, è stata l’emittente indipendente RFE/RL. È da settimane che continuano le proteste ambientaliste, organizzate da manifestanti per esortare il governo a respingere la possibile costruzione di una miniera di litio nella Serbia Occidentale.
Le proteste sono giunte dopo che la Rio Tinto, la seconda società mineraria e di metalli al mondo, con sede a Londra, ha annunciato di studiare il possibile sviluppo di una miniera di litio in Serbia. Gli esperti ritengono che il Paese potrebbe ospitare una delle più grandi strutture estrattive d’Europa. La miniera avrebbe il potenziale di generare entrate significative dall’esportazione, nonché creare numerosi posti di lavoro per la Serbia, soprattutto se il Paese decidesse di raffinare localmente il litio e di sviluppare impianti di batterie a base del materiale.
Da parte sua, Rio Tinto ha ribadito che rispetterà le leggi e gli standard ambientali, ma i gruppi ecologisti temono che le miniere di litio possano arrecare gravi danni all’ambiente. Ad oggi, la società ha effettuato solo esplorazioni. “Rio Tinto deve lasciare la Serbia”, ha dichiarato Aleksandar Jovanovic, uno dei leader della protesta. Tali progetti sono sostenuti dal presidente serbo, Alaksandar Vucic, che ha più volte condannato le manifestazioni, definendole “politiche”. Tuttavia, il leader di Belgrado ha assicurato che non verranno implementati i piani per la costruzione delle miniere finché non saranno completate le dovute valutazioni ambientali.
Il litio rappresenta una materia prima fondamentale per la produzione di gran parte delle moderne apparecchiature tecnologiche, anche in campo militare. Inoltre, si prevede che, nei prossimi anni, la domanda di auto elettriche alimentate a batteria al litio possa subire un brusco aumento, soprattutto perché Stati Uniti, Europa e Cina stanno tentando di ridurre le emissioni di carbonio.
A livello globale, la disponibilità del litio resta limitata e, al momento, il suo mercato starebbe assistendo ad una fase di cambiamento. Dopo un periodo di disponibilità in eccesso rispetto alla domanda che si è protratto fino al 2018, la situazione è cambiata con la crescita del settore delle auto elettriche, soprattutto a partire dalla scorsa estate.
Nel mese di gennaio 2021, le vendite di automobili elettriche in Asia sarebbero triplicate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Al contempo, anche in Europa il mercato delle automobili alimentate con fonti alternative ha superato quello di veicoli alimentati a diesel per la prima volta, nel terzo trimestre del 2020. In tale contesto, è iniziata a verificarsi una carenza nelle forniture di litio. Secondo alcuni esperti citati da Global Times, nel 2020, per la prima volta, l’equilibrio tra offerta e domanda di litio è stata in deficit.
In tale quadro, è importante sottolineare che la Serbia è chiamata a far fronte i suoi problemi ambientali per avanzare verso l’adesione all’Unione Europea. Vucic ha più volte espresso l’intenzione di favorire l’ingresso di Belgrado nell’UE, ma, al contempo, ha anche promosso stretti legami con Russia e Cina.
Quanto a quest’ultima, sono stati attivati numerosi investimenti cinesi nel settore minerario e infrastrutturale serbo. Mosca, invece, ha approfittato delle recenti controversie tra Serbia e Kosovo per riavvicinarsi allo storico alleato. Nei mesi di settembre e ottobre, le tensioni tra Serbia e Kosovo si sono riacuite a causa di una controversa disputa sulle targhe, culminata con il dispiegamento di veicoli blindati e truppe lungo i confini che i due Paesi condividono.
Sebbene la crisi sia poi stata risolta, il 30 settembre, grazie ad un accordo mediato dall’Unione Europea, la Russia ha colto l’occasione per riemergere negli affari serbi. Nell’ultimo periodo, il focus è stato posto sulle questioni ambientali, sia in Serbia sia in altre nazioni balcaniche, a causa dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua. I manifestanti hanno organizzato le varie proteste durante i fine settimana per condannare le autorità serbe, che sembrerebbero favorire gli interessi degli investitori stranieri. (Anna Peverieri, da https://sicurezzainternazionale.luiss.it/ del 4/1/2022)
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LA PIÙ GRANDE MINIERA DI LITIO IN EUROPA MOSTRA IL LATO OSCURO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA
di Dario Prestigiacomo, da https://europa.today.it/ del 13/12/2021 Continua a leggere