Iran che fare? il dilemma dell’Occidente

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Il  G8 di Trieste dei ministri degli esteri (dal 25 al 27 giugno), dedicato all’Afghanistan, si è aperto senza la presenza dell’Iran, invitato per pura (cinica?) realpolitik da un accordo tra Europa e Stati Uniti. L’Iran non si è presentato all’incontro, magari togliendo d’impiccio i paesi occidentali, ma di fatto rendendo molto meno efficace la conferenza. E qui sta il punto. L’Occidente “aveva bisogno” (ha bisogno) dell’Iran per risolvere l’intricata vicenda asiatica (e del terrorismo internazionale, e dei canali dei narcotrafficanti) che ha il suo cuore più che in Iraq e Iran, nell’Afghanistan (e forse ancor di più nella condotta molto ambigua del Pakistan). Ad un certo punto, prima delle manifestazioni a Teheran contro l’esito elettorale, l’Occidente, tutto concentrato sulla soluzione del problema internazionale del terrorismo e della pacificazione dell’area, “percepiva” la possibilità di un aiuto dell’Iran per risolvere la situazione mediorientale.

Adesso che fare? una condanna dura della politica integralista e antistorica di Ahmadinejad (rieletto con molto dubbi sulla correttezza del voto) e di appoggio ai giovani che protestano per avere il diritto a libertà fondamentali, tutto questo rischia di far perdere quella possibilità di sostegno della dirigenza iraniana nella politica di tutta l’area asiatica. Inoltre l’Occidente (l’Europa e gli Stati Uniti) non è proprio sicura che la condanna rivolta ai capi di Teheran sia di aiuto alla lotta per la democrazia nel Paese (potrebbe accadere il contrario: una scusa per l’attuale dirigenza di irrigidire la situazione e aumentare la repressione.

Insomma un gran dilemma per l’Occidente la questione iraniana. Su tutto questo meritano però una particolare attenzione gli sviluppi dell’opposizione interna al paese. La discesa in campo di grandi masse popolari nelle città (non nelle campagne) dovrebbe forse portare a un sostegno dei paesi occidentali verso tutti coloro che esprimono un’opposizione credibile. Ad esempio aiutando forme di informazione verso l’esterno che permetta al mondo intero di sapere il più possibile ciò che accade in Iran. Una società civile internazionale (Università, l’associazionismo religioso, sportivo, di tutti i generi…) che inviti e appoggi manifestazioni di scambio con la società iraniana… insomma una costante presenza e attenzione a quel paese oltre i capi di stato e i meccanismi tradizionali della politica internazionale. Forse questo smuoverebbe una situazione, un contesto di antidemocrazia e di rifiuto del riconoscimento di libertà fondamentali delle persone.

E nel dilemma occidentale sul CHE FARE? in Iran, che atteggiamento perseguire, riportiamo qui un editoriale del “Foglio”, molto preciso sugli accordi che stavano nascendo tra Iran e Stati Uniti per la pacificazione dell’area, specie per la penetrazione americana nelle aree critiche dell’Afghanistan (vero grande cruccio statunitense la questione afghana); e poi vi proponiamo due (interessanti nell’analisi) articoli, uno di Repubblica e uno del Corriere della Sera emblematicamente aventi lo stesso identico titolo: IL DILEMMA DELL’OCCIDENTE.    Continua a leggere