A TREVISO le Fondazioni Benetton e Imago Mundi propongono 3 mostre sul tema “MAPPARE IL MONDO”: tre esposizioni (in tre luoghi recuperati della città) per vedere l’unicità cartografica (soggettiva) della geografia nel descrivere il mondo: che è natura, artificio umano, accadimento storico, ma anche progetto per il futuro

Honil Kangni yoktae kukto chi to (Mappa completa delle terre e delle regioni dei paesi storici e delle capitali, realizzata in Corea e conservata in Giappone), nota come Kangnido, metà secolo XVI, tempio buddista Honkoji di Shimabara, Giappone (Kyushu, prefettura di Nagasaki), 216×282 cm circa (a occidente si vede l’Africa, circumnavigabile, al centro il grande continente asiatico a est Corea e Giappone) –  (Rappresentazione questa che fa parte della mostra “MIND THE MAP!” a Ca’ Scarpa a Treviso, e che è tra le quaranta riproduzioni digitali in alta definizione di rarissime mappe conservate nelle maggiori biblioteche del mondo)

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DAL 5 febbraio AL 29 maggio 2022 Treviso Contemporanea propone tre mostre sul tema “MAPPARE IL MONDO” in tre diversi luoghi della città di TREVISO, organizzate da Fondazione Benetton Studi Ricerche e Fondazione Imago Mundi: tre mostre per indagare sul tempo presente
1- Mind the Map! Disegnare il mondo dall’XI al XXI secolo –

Ca’ Scarpa, via Canova 11
2- Atlante Temporaneo. Cartografie del sé nell’arte di oggi –

Gallerie delle Prigioni, piazza del Duomo 10
3- Terra Incognita. Esplorazioni nell’arte aborigena –

Chiesa di San Teonisto, via San Nicolò 31

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LA PAROLA (di Laura Pugno, scrittrice, da “L’Espresso” del 6/2/2022)

MAPPA

   La prime cosa che ci insegnano a scuola è che non coincide con il territorio, anche se tutti continuiamo a crederlo, a confondere la mappa col paesaggio visto dai vetri, finché quello stesso paesaggio non ci balza incontro e sulla nostra strada si para, magari, un lupo. (Sì, esistono ancora, non solo nelle fiabe). Oppure si alza la nebbia e cancella ogni cosa, e allora addio mappa.

   Serve a trovare la strada, serve anche a perderla, sofisticatissima tecnologia di conquista del mondo e, allo stesso tempo, di invenzione di mondi immaginari. Come ci sussurra beffarda Wislawa Szymborska: amo le mappe perché dicono bugie, recita un suo famoso verso.

   Una sfera – con buona pace dei terrapiattisti, che esistono ancora, non solo nelle fiabe, e la cosa ha dell’incredibile – non potrà mai svolgersi su un piano, e li si annidano tutte le distorsioni, tutti i misteri.

   Appesa alle nostre spalle sta la proiezione di Mercatore del 1569, utilissima per la navigazione, tuttora usata da Google Maps, e così Europacentrica da aver alterato la nostra percezione del mondo, distorcendo le dimensioni delle regioni terrestri per preservare l’accuratezza delle forme dei continenti, ingrandendo il Nord a scapito del Sud, facendoci sognare la Groenlandia delle stesse dimensioni dell’Africa, in realtà 14 volte più grande.

   Davanti a noi, sulle pareti di questa stanza immaginaria, potrebbe stare invece l’Autagraph, la proiezione bidimensionale del mondo del cartografo giapponese Hajime Narukawa, la mappa-origami priva di punti cardinali con il Sud America a testa in giù, l’Antartide improvvisamente piccolissima e l’Africa rivolta verso ovest.

   Un diverso modo di pensare il mondo che sulle prime ci disorienta, poi ci invita di nuovo a immaginare. Perché la domanda che ogni mappa in silenzio ci rivolge è, tra distanze e forme, tra te stesso e gli altri, a che cosa sei disposto a rinunciare?

                                                        LAURA PUGNO

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Francesco Rosselli, Universale, 1508, Royal Museum Greenwich, G.201: I/5 A, 37 x 42 cm (Rappresentazione questa che fa parte della mostra “MIND THE MAP!” a Ca’ Scarpa a Treviso, e che è tra le quaranta riproduzioni digitali in alta definizione di rarissime mappe conservate nelle maggiori biblioteche del mondo)

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1^ MOSTRA

Mind the Map! Disegnare il mondo dall’XI al XXI secolo

Ca’ Scarpa, Treviso
A cura di Massimo Rossi
Organizzata da
Fondazione Benetton Studi Ricerche
Dal 5 febbraio al 29 maggio 2022

Dalle mappae mundi dei libri di preghiere del XIII secolo, alle cartografie del mondo dei commerci oceanici, ai tappeti geografici contemporanei, al planisfero di Google Earth, la mostra offre una riflessione sulle dinamiche di costruzione dell’immagine del nostro pianeta, riscoprendo gli archetipi e i cambiamenti che di volta in volta possono mutare la percezione del nostro posto nel mondo sino a farlo divenire incerto e instabile.
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2^ MOSTRA:

Atlante Temporaneo – Cartografie del sé nell’arte di oggi

Gallerie delle Prigioni, Treviso
A cura di Alfredo Cramerotti
Organizzata da
Fondazione Imago Mundi
Dal 5 febbraio al 29 maggio 2022

Sappiamo che c’è mappa e mappa. Esistono una cartografia ‘applicata’ scientificamente e una ‘percepita’ individualmente; ci sono, in sostanza, cartografi-esploratori e cartografi-artisti. Se si comprende il legame tra realtà e raffigurazione, così come esiste all’interno di un’opera d’arte, risulta chiaro che ciò che si percepisce come immediato è in realtà il rapporto tra esperienza e mezzo di rappresentazione. In mostra: Oliver Laric, Jeremy Deller, Paul Maheke, Matt Mullican, James Lewis, Kiki Smith Walid Raad Ibrahim Mahama, Otobong Nkanga Rochelle Goldberg, Seymour, Chwast Enam Gbewonyo, Sanford Biggers e Sarah Entwistle.
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3^ MOSTRA:

Terra Incognita: collezione di arte aborigena australiana

Chiesa di San Teonisto, – Treviso
A cura di D Harding
Organizzata da
Fondazione Imago Mundi
Dal 5 febbraio al 29 maggio 2022

La collezione di arte aborigena australiana, parte della Luciano Benetton Collection, ha avviato un processo di ricerca volto a indagare la vita artistica, culturale e sociale degli artisti e delle comunità che formano il panorama dell’arte aborigena. La mostra offre agli occhi del visitatore una grande installazione composta da oltre ottanta tele dipinte, che crea un paesaggio vibrante di colori, da osservare dall’alto e da una certa distanza, come si conviene agli spazi sacri, e ai luoghi a cui ci si avvicina con rispetto.

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Henricus Martellus Germanus, Mappamondo, in Insularium illustratum, 1490 circa, London, British Library, Additional ms. 15760, ff. 68-69, 340 x 240 mm circa. (Rappresentazione che fa parte della mostra “MIND THE MAP!” )

IL PROGETTO

TREVISO CONTEMPORANEA, TRE GRANDI MOSTRE PER MAPPARE IL MONDO INDAGANDO IL PRESENTE

di MARINA GRASSO, da “La Tribuna di Treviso” del 5/2/2021

   Un città, Treviso, che svela il suo paesaggio urbano attraverso i luoghi che ne rappresentano il vissuto. Due Fondazioni, Benetton Studi Ricerche e Imago Mundi, che uniscono le loro progettualità per un’indagine nel tempo presente. Tre mostre, in altrettante sedi, per riflettere sull’immagine del mondo, delle sue interpretazioni e delle sue connessioni.

   Treviso Contemporanea, nuova piattaforma delle fondazioni trevigiane targate Benetton, debutta con un articolato progetto espositivo sul rapporto tra esperienza e rappresentazione del mondo. E fino al 29 maggio le diverse modalità di indagine nel contemporaneo delle due istituzioni propongono un itinerario tra i luoghi della città restituiti alla comunità dal mecenatismo della famiglia Benetton e dai progetti di Tobia Scarpa. Tra Ca’ Scarpa, la chiesa di San Teonisto e le Gallerie delle Prigioni (fino a pochi anni fa “buchi neri” del tessuto urbano ed oggi vivaci luoghi di cultura) si srotola così un filo narrativo che indaga sulla necessità di “mappare il mondo” intrecciando ricerche artistiche e storiche, semantiche e geografiche, antropologiche e semiotiche.

DISEGNARE IL PIANETA

   Potrebbe sembrare la più convenzionale delle tre tappe di questa esplorazione del mondo raffigurato, quella ospitata a Ca’ Scarpa. Eppure “Mind the Map!” sorprende con le quaranta riproduzioni digitali in alta definizione di rarissime mappe conservate nelle maggiori biblioteche del mondo, con gli arazzi e i tappeti a tema geografico delle collezioni di Luciano Benetton, con le sue carte nautiche e le rappresentazioni escatologiche.

   Dal racconto fiabesco del mondo del pensiero medievale alle distorsioni necessarie per rappresentare su una superficie piana lo sferoide terrestre, il percorso è suddiviso in tre sezioni dedicate alle grandi epoche in cui si è articolata sia la conoscenza ma anche la rappresentazione del mondo dell’uomo occidentale.

   Dal “NON PLUS ULTRA” che intimava di non oltrepassare le Colonne d’Ercole al “PLUS ULTRA” che connota le grandi scoperte geografiche, fino al “THEATRUM ORBIS TERRARUM” che verso la fine del Cinquecento considera un mondo quasi completamente svelato e disegnato da autori che hanno sempre avuto un’idea o un committente da onorare. E che continuano ad averla, come svela anche l’accurata analisi della mappa di Google o lo straordinario arazzo coreano in seta che rappresenta una sorta di planisfero faunistico, nel quale le sagome dei continenti sono ottenute riproducendo in essi gli animali che li abitano.

   Tante diverse espressioni per un unico messaggio: le mappe mettono in ordine il mondo in modo soggettivo. Per questo va prestata loro grande attenzione.

   La mostra è anche accompagnata da un poderoso volume del suo curatore, Massimo Rossi: non un semplice catalogo ma un prezioso approfondimento edito da Fondazione Benetton e Antiga Edizioni.

INCLUSIVITÀ

   “Terra incognita” a San Teonisto è una grande installazione formata da oltre duecento tele di artisti aborigeni contemporanei, parte della Luciano Benetton Collection: opere d’arte che sono espressione dei legami con gli antenati, con gli spiriti, con la propria tribù. In esposizione diventano un grande tappeto coloratissimo che riempie quasi tutto il pavimento dell’ex chiesa, ma sono una vera e propria sfida alla comprensione della cultura di uomini e donne contemporanei che continuano le pratiche della più antica cultura sulla terra, riflettendo la diversità geografica e culturale dei tanti gruppi linguistici e culturali che compongono l’Australia. Una grande mappa culturale, inclusiva e spettacolare.

IL VISSUTO

   «Ciò che noi leggiamo in una rappresentazione (cartografica o artistica) dipende, in fin dei conti, non dalla sua verosimiglianza rispetto al soggetto rappresentato, ma dai metodi e dalle regole che adottiamo per la sua lettura», spiega Alfredo Cramerotti, curatore di “Atlante Contemporaneo” alle Gallerie delle Prigioni, che pone in rilievo come i vissuto di ciascuno degli artisti internazionali in mostra proroga un’analisi tra realtà e rappresentazione che è anche un’evoluzione del concetto di mappa. Come un’opera d’arte sia anche una mappa percettiva e fisica che permette di orientarsi nel mondo al di là delle coordinate geografiche.

   Le tre mostre saranno aperte ogni venerdì (15-19), sabato e domenica (10-19); il biglietto (intero euro 10, con varie riduzioni) è unico per le tre sedi ed è acquistabile anche online (liveticket.it). (MARINA GRASSO)

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Mappa mondo, tappeto annodato a mano, Afghanistan, dopo il 1973, 119 x 178 cm. Collezione privata. (tappetto che rappresenta il mondo conosciuto, che fa sempre parte della mostra “MIND THE MAP!”)

1^ MOSTRA:

MIND THE MAP!

disegnare il mondo dall’XI al XXI secolo

Mind the Map! è una mostra sull’immagine del mondo, sull’audace tentativo intellettuale umano di disegnare lo spazio terrestre e di vederlo tutto insieme in un’unica rappresentazione grafica. 

Dalle mappae mundi ospitate nei libri di preghiere del XIII secolo alle straordinarie costruzioni cartografiche che dibattono e progettano il mondo dei commerci oceanici nei secoli delle scoperte geografiche, dai tappeti geografici contemporanei alla mercatoriana mappa del mondo di Google, l’esposizione offre l’opportunità di riflettere sulle dinamiche di costruzione dell’immagine del mondo con la quale quotidianamente ci confrontiamo. Gli esemplari in mostra saranno riproduzioni ad alta definizione, provenienti da biblioteche nordamericane, europee e giapponesi, mentre i tappeti geografici del XX e XXI secolo, appartenenti alle collezioni geografiche di Luciano Benetton, saranno esposti in originale.

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Per ammirare i mappamondi e i planisferi elaborati dall’antichità ai nostri giorni un libro dal medesimo titolo, pubblicato dalla Fondazione Benetton (in coedizione con Antiga), disponibile già dal giorno dell’inaugurazione, offre ulteriori approfondimenti. Il lungo lavoro di ricerca svolto dall’autore e curatore della mostra, il geografo Massimo Rossi, e i contatti con le maggiori biblioteche mondiali hanno consentito la riproduzione delle più importanti e preziose cartografie disponibili e utili per ricostruire il variegato e straordinario processo di costruzione dell’immagine del mondo. I grandi pannelli dell’esposizione, gli audiovisivi, i filmati e un meditato itinerario con audioguida faciliteranno per il pubblico la comprensione delle varie mappe elaborate dall’età romana fino alla piattaforma di Google Earth, con importanti incursioni artistiche nella geografia, mentre il volume, riccamente illustrato, con maggior spazio e intensità entra nel dettaglio di ogni mappa collocandola nel proprio ambito storico e sociale, per connetterla alla relativa committenza, alla responsabilità esecutiva, alla particolare finalità e ai legami con altri esemplari. Suddiviso, come la mostra, in tre sezioni (Non plus ultraPlus ultraTheatrum orbis terrarum), il volume di oltre 200 pagine costituisce un ulteriore saggio delle modalità di lavoro circolare della Fondazione Benetton: dall’idea alla ricerca documentale e bibliografica, dall’elaborazione espositiva al progetto editoriale. 

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La mostra prevede inoltre una stagione di concerti e un ciclo di incontri che accompagnerà il periodo dell’esposizione con il contributo dei maggiori studiosi sui numerosi temi affrontati.

Questo il calendario delle conferenze, in programma per cinque giovedì:

10 febbraio (ore 18), Massimo Rossi, Mind the Map!; 10 marzo, Simonetta Conti (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”), L’oceano degli spagnoli; 24 marzo, Carla Masetti (Università Roma Tre), I viaggi di Amerigo Vespucci; 14 aprile, Annalisa D’Ascenzo (Università Roma Tre), Il primo viaggio intorno al mondo; 12 maggio, Angelo Cattaneo (CNR), L’Occidente visto dall’Oriente: Kangnido.

Claudio Tolomeo, [Mappa mundi], 1475-1480, Paris, Bibliothèque nationale de France, ms. lat. 4802, pergamena, f. 74v, 610 x 900 mm. (Rappresentazione sempre della mostra “MIND THE MAP!” a Ca’ Scarpa a Treviso, e che è tra le quaranta riproduzioni digitali in alta definizione)

GEOGRAFIA E ARTE DECLINATE A TREVISO CONTEMPORANEA

dal Corriere del Veneto, 5 feb 2022

– Fondazione Benetton e Imago Mundi inaugurano Treviso contemporanea Tre grandi mostre, tra mappe e terre –

   Il mondo sotto mano a Treviso, fino al 29 maggio per chi vedrà le tre mostre circoscrittte nel miglio d’oro Benetton tra San Teonisto, Ca’ Scarpa e Gallerie delle Prigioni. Un autentico fuoco d’artificio di saperi, arte, bellezza, frutto della felice congiunzione parentale tra Fondazione Benetton Studi Ricerche e Fondazione Imago Mundi, intorno al tema delle geografie, o meglio della mappa e delle sue più svariate e divaganti versioni.

   «Occhio alla mappa!» ovvero Mind the map! a Ca’ Scarpa a cura di Massimo Rossi regala allo sguardo felicità pura lungo i tre piani espositivi con quaranta enormi pannelli riproducenti planisferi e mappamondi di tutti i tempi a partire dalle mappae mundi comprese nei libri di preghiera del 1200: le colonne d’Ercole a definire il mondo conosciuto, oltre le quali il diavolo e il nulla.

   Tre sezioni per una giostra di mari e terre, portolani per i naviganti, strumenti di conoscenza per i potenti della terra, perché, come scrive l’ottimo Massimo Rossi «Disegnare il mondo significa comprenderlo, contenerlo, dargli forma e testimoniare la consapevolezza e il desiderio di interpretarlo, sistemarlo», e, pare, i Veneziani in questo erano maestri.

   Come dire che chi possedeva la mappa del mondo, possedeva il mondo, un tempo e oggi, come dimostrano le splendide rappresentazioni in arazzo-tappeto della collezione privata di Luciano Benetton, significa invece interpretarlo e forse predirne il destino, come ci dicono i mappamondi di arte coreana e tanzana, popolati solo da animali e vegetali.

   Molto di più che un catalogo, il cospicuo e illustratissimo libro di Massimo Rossi, pubblicato da Fbsr e Antiga edizioni. Occhio alla mappa, dunque, prima di entrare nel mondo dell’arte contemporanea – l’iniziativa corale delle due Fondazioni porta il titolo di Treviso Contemporanea: tre mostre insieme, grande fatica e grandi meriti – alle Gallerie delle Prigioni, dove il curatore Alfredo Cramerotti (di lunga esperienza curatoriale in Gran Bretagna) ha allestito Atlante Temporaneo.

   Cartografie del sè nell’arte di oggi: 14 artisti internazionali affrontano il tema del racconto di sè, corpo-psiche, le sue labilità e impermanenza, mediante narrazioni simboliche nelle quali si può leggere, con variabili soggettive, una mappatura fatta di simboli. La semantica di materia, segno, gesto al servizio di un dire artistico mai circoscrivibile, sempre libero e spesso sorprendente.

   Tra tanti ci piace segnalare la mappa del newyorkese Seymour Chwast Coitus Topographicus degli anni Ottanta, il diagramma di flussi Storia del mondo 1994- 2007 di Jeremy Deller, l’arte tessile di Enam Gbewonyo che riflette sulla propria corporeità di donna di colore.

   Qualche centinaio di metri più a sud all’interno della piccola mappa trevigiana e molte migliaia di chilometri più in là nella mappa del pianeta, a San Teonisto ci attende la sorprendente Terra Incognita: l’Australia ai nostri piedi, sotto forma di un enorme mosaico di 228 tele di diversi formati, dipinte da artisti aborigeni dell’area del Queensland.

   La mostra curata dal D Haring, artista australiano di origine aborigena, ha voluto proporre, dalla collezione di Luciano Benetton, una modalità per noi del tutto nuova di guardare a un’arte davvero per lo più «incognita», legata in modo indissolubile alla terra. Opere che rispondono a modalità ancestrali, nella tradizione della pittura rupestre aborigena, con colori terrosi apposti secondo linee sinuose e puntiformi, tratteggiate seguendo il ritmo segreto dei canti, del battito della terra.

    L’installazione è di straordinario effetto: un enorme tappeto che dialoga felicemente con gli affreschi e le strutture del tempio sconsacrato, così come – afferma il curatore Haring, la pittura aborigena concepita nelle grotte e caverne dialoga con la sacralità della natura.

   Un ciclo di incontri, attività collaterale a Mind the Map, prenderà il via il 10 febbraio; per info fbsr@fbsr.it e Info@fondazioneimagomundi.it . Ingresso 10 euro cumulativo, ridotto 8 euro, valido per tutta la durata delle 3 mostre. (dal Corriere del Veneto, 5 feb 2022)

Al-Idrīsī, Mappa mundi, 1154, Oxford, Bodleian Library, ms. Pococke 375, pergamena, 300 x 380 mm circa. (Rappresentazione questa che fa parte della mostra “MIND THE MAP!” a Ca’ Scarpa a Treviso, e che è tra le quaranta riproduzioni digitali in alta definizione di rarissime mappe conservate nelle maggiori biblioteche del mondo)

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2^ MOSTRA:

ATLANTE TEMPORANEO

Cartografie del sé nell’arte di oggi

Gallerie delle Prigioni, Treviso
A cura di Alfredo Cramerotti

Atlante temporaneo: cartografie del sé nell’arte di oggi è una mostra che presenta un concetto di mappatura alternativa e complementare rispetto all’idea tradizionale di mappa. 

   La mostra presenta un’idea di mappatura alternativa a quella tradizionalmente concepita. Sappiamo che esistono diversi tipi di mappe: una è l’esito di una osservazione di tipo oggettivo, l’altra è frutto della propria soggettività. Dopotutto, noi non attribuiamo lo stesso valore ad aspetti diversi dell’ambiente in cui viviamo o a momenti della nostra vita. Allo stesso modo, esistono cartografi-esploratori e cartografi-artisti.

   I quattordici cartografi-artisti di Atlante temporaneo non si limitano ad osservare l’esteriorità, piuttosto, si focalizzano sull’interiorità. Investigando le loro percezioni, le identità, le emozioni e le sensazioni fisiche e mentali, adottano un approccio tradizionale per mappare, ovvero per riprodurre una rappresentazione della realtà, ma la espandono seguendo itinerari non convenzionali attraverso esplorazioni su identità, spiritualità, subconscio, sentimenti e memorie che interagiscono fra loro e influenzano ciascuno di noi.

   Attraversando la mostra, lo spettatore si renderà conto di quanto un’opera possa tradurre la realtà concretizzandola anche al di là della mera rappresentazione, allo stesso tempo è vero anche che molto dipende da quali criteri si adottano per definire tale relazione. Ciò che leggiamo in una rappresentazione (cartografica o artistica) dipende da quali metodi e regole intendiamo adottare in questa lettura.

   Atlante temporaneo è un tentativo di identificare quel confine sfumato tra queste due posizioni: la lettura di una persona che, ancora nel bel mezzo della pandemia, rivaluta le sue priorità. La mostra mira a descrivere il nostro orizzonte emotivo, politico ed estetico; esplora, in altre parole, l’aspettativa che noi riponiamo nell’arte di capire di riflesso la nostra realtà quotidiana.

   Con Sanford Biggers, Seymour Chwast, Jeremy Deller, Sarah Entwistle, Enam Gbewonyo, Rochelle Goldberg, Oliver Laric, James Lewis, Ibrahim Mahama, Paul Maheke, Matt Mullican, Otobong Nkanga, Kiki Smith, Walid Raad.

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Giovedì 10 febbraio alle ore 18 prendono il via, nell’auditorium della Fondazione Benetton, e in diretta streaming nel canale Youtube della Fondazione, gli incontri collaterali alla mostra Mind the Map! Disegnare il mondo dall’XI al XXI secolo, aperta a Ca’ Scarpa a Treviso fino a domenica 29 maggio e organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche nell’ambito di Treviso Contemporanea, progetto condiviso con la Fondazione Imago Mundi, articolato in tre esposizioni sul tema “Mappare il mondo”.

Il ciclo di appuntamenti si aprirà con una conferenza del curatore della mostra, Massimo Rossi, che illustrerà la genesi e l’articolazione del progetto.

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IL LIBRO

Mind the Map!

Disegnare il mondo dall’XI al XXI secolo / Drawing the world from the 11th to the 21st century

di Massimo Rossi

Fondazione Benetton Studi Ricerche-Antiga Edizioni

Treviso 2022

218 pagine, 103 illustrazioni

prezzo di copertina 30 euro, ISBN 978-88-8435-290-3

edizione bilingue, italiano e inglese, in un unico volume

Questa pubblicazione è connessa alla mostra omonima organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche a Treviso, Ca’ Scarpa, dal 5 febbraio al 29 maggio 2022, a cura di Massimo Rossi.

   Nel secolo VI a.C. il geografo e filosofo greco Anassimandro di Mileto fu deriso quando per primo realizzò la figura della terra con un cerchio − una sorprendente Continua a leggere

GISday di Padova

Il 20 novembre 2013, Geograficamente ha partecipato al GISday organizzato presso l’Università di Padova , al Campus di Agripolis a Legnaro (PD).

Il GISday nasce nell’ambito della Geography Awarness Week, iniziativa sponsorizzata dalla National Geographic Society, Association of American Geographers, Universitu Consortium for Geographic Information Science, United States Geological Survey, Library of Congress ed ESRI.

Per il settimo anno, l’Università di Padova ha accolto gli interventi organizzati per il GISday e quest’anno a nome di Geograficamente sono intervenute Carla Bortolotti e Maria Concetta Perfetto.

Carla Bortolotti, ha introdotto e illustrato le attività dell’associazione e Maria Concetta Perfetto ha illustrato la sua tesi di laurea dal titolo “Un projectGIS come strumento di valorizzazione del patrimonio archeologico industriale. Il caso di Agnone (Molise)”.

Qui di seguito, potete vedere il video del nostro intervento. Ci scusiamo in anticipo per la bassa qualità del video ma purtroppo è stato ottenuto con una fotocamera digitale.

E cogliamo l’occasione per ringraziare Roberto Rossi del Centro Interdipartimentale di Ricerca di Geomatica di Padova per l’opportunità che ci ha dato di partecipare al GISday.

INTRODUZIONE ALL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

di Jacopo Ibello

Mi è stato chiesto di scrivere cos’è l’archeologia industriale. Devo ammettere che, pur essendo la passione di una vita, è un termine che non mi piace usare, ma che molto spesso resta l’unico per far capire agli altri di cosa mi occupo. Con questa espressione si voleva indicare, nell’Inghilterra degli anni ’50, lo studio delle testimonianze della prima industrializzazione, avvenuta a partire dalla seconda metà del XVIII secolo. Trattandosi in buona parte di strutture di cui restavano muri, fondamenta e poco altro, il riferimento all’archeologia fu automatico anche se non accettato dalla maggior parte degli storici, in quanto i resti dell’industria non erano considerati degni di un termine a cui si accostavano antiche civiltà come Romani ed Egizi.

Solo dopo al termine archeology fu sostituito quello di heritage, cioè patrimonio. Quando, a partire dagli anni ’70, il sistema industriale britannico ha conosciuto un processo non di trasformazione e razionalizzazione come negli altri Paesi occidentali, ma un inarrestabile declino che ne ha quasi determinato l’estinzione, ci si è trovati di fronte a un ingente quantità di strutture a cui non restava altro che testimoniare la storia di una nazione. Non solo fabbriche, ma anche ferrovie e quartieri operai, un patrimonio non certo allo stato archeologico come i forni settecenteschi del Black Country. A questo punto l’archeology si sottomette all’heritage, diventa il metodo scientifico per indagare le storie di quel fenomeno storico, lontano dall’essere concluso, che chiamiamo industria.

Un fenomeno che non si presenta solo nella classica forma della fabbrica abbandonata: oggi sono patrimonio industriale i macchinari per la produzione, le auto d’epoca, i manifesti pubblicitari, le linee ferroviarie, villaggi e quartieri operai e persino tutto quel patrimonio intangibile fatto delle storie e delle memorie di chi l’industria l’ha vissuta in prima persona, dagli imprenditori agli operai. Il concetto di patrimonio ha sostituito ovunque quello di archeologia: il termine è usato per definire la disciplina nel Regno Unito, in Francia e in Spagna, mentre in Germania ci si è spinti oltre utilizzando la parola Kultur, probabilmente perché è ancora l’unico Paese a sentirsi, con orgoglio, una realtà industriale.

Anche in Italia, almeno in via “ufficiale”, il patrimonio industriale ha sostituito l’archeologia. Così sono intitolati, per esempio, i diversi corsi universitari dedicati alla disciplina. Però nel linguaggio comune non è ancora così: anche chi si occupa per lavoro o per passione della materia continua a preferire l’archeologia. Si legge “archeologia industriale” sul sito web del Museo Nazionale del Carbone, quando poi il luogo che lo ospita, la Grande Miniera di Serbariu, di archeologico ha ben poco. Difficile usare lo stesso termine per il Lingotto, il Mulino Stucky o la Centrale Montemartini. Le ragioni potrebbero essere varie: a prima vista potrebbe riemergere il cronico ritardo del Paese a stare al passo coi tempi rispetto alla realtà internazionale. Oltre a questa accezione negativa ce n’è anche un’altra però: l’Italia possiede numerosi manufatti, testimoni di un apparato produttivo ben più antico della rivoluzione industriale, come mulini, frantoi, gualchiere, cartiere, ecc. Questo è uno dei motivi per cui l’AIPAI, l’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale, la massima organizzazione a livello nazionale che promuove la materia, continua a contenere entrambe le espressioni all’interno della propria denominazione.

Ma al di lá dei nomi, certo è che la civiltà dell’industria e il patrimonio che ci ha tramandato, in tutte le sue declinazioni, rappresentano un soggetto di studio stimolante e un’opportunità per ridefinire le nostre città e il paesaggio che ci circonda. Andando oltre la moda del momento, per colpa della quale spesso si compiono interventi di pessimo livello, bisogna invece capire a fondo il patrimonio industriale, in quanto membro insostituibile della nostra storia e della nostra cultura, per difenderlo, valorizzarlo e anche, quando se ne presenta l’opportunità, sfruttarlo turisticamente.

Trailmeup.com – Lo Street View per i sentieri a piedi!

Articolo di LAURA EDGARDA LOMBARDI

Dal giornale di oggi, il Corriere di Romagna datato 13.03.2013, ho letto una notizia davvero interessante che potrebbe interessare a molti geografi. Non tanto per le occasioni lavorative, ma per la genialità dell’idea. Dopo tanti blog, articoli e libri che raccontano esperienze di viaggio, c’è la possibilità di vedere le visite compiute da 6 romagnoli in diverse località del mondo.

http://www.trailmeup.com/ permette di compiere visite virtuali in zone raggiungibili solo a piedi, come villaggi sperduti, montagne, parchi naturali etc.

Illustrazione 1: dalla pagina facebook di trailmeup

Utilizzando uno zaino su cui sono poste 5 fotocamere sincronizzate, un GPS e un sistema di alimentazione, il pano-tracker effettua le rilevazioni. Successivamente le immagini vengono georeferenziate ed elaborate in modo da formare delle panoramiche a 360°.

Attualmente sul sito internet è possibile vedere solo le visite effettuale nello Yosemite National Park e nel Villaggio dei Mursi in Etiopia.

Lo scopo del progetto, da quello che si evince dalle parole di uno dei fondatori, Gabriele Garavini, è quello di offrire l’opportunità di viaggiare a chi non può’ muoversi, permettendo a chiunque di scoprire il mondo e potrebbe essere anche uno strumento di controllo per i sostenitori di ONG per vedere quello che effettivamente viene fatto con i fondi messi a disposizione.

E’ inoltre possibile proporsi come pano – tracker nella sezione Reclutamento del sito internet.

Per ulteriori informazioni:

http://www.trailmeup.com/

http://www.eppela.com/ita/projects/273/trail-me-up

http://changemakers.expo2015.org/trail-me-up-il-sito-web-che-vi-fara-scalare-leverest/

E l’intervista al fondatore Fabio Zaffagnini su Wired : http://life.wired.it/news/natura/2013/01/11/trial-me-up-sentieri-di-montagna-mappa-virtuale.html

GEOGRAFIA? MA È UNA MATERIA CHE SI STUDIA ANCORA?

RETHYMNO, una prefettura dell'isola di CRETA, una città piccola, fatta di strade di epoca veneziana, piena di negozi turistici, dominata (sullo sfondo della foto) dalla “FORTEZA” anch'essa di origine veneziana e poi occupata dagli ottomani (CLICCARE SULL’IMMAGINE PER INGRANDIRLA)

Lettera a “Geograficamente” di LAURA EDGARDA LOMBARDI

Esimi Geografi, utilizzo volentieri questo spazio per condividere con voi una riflessione sulla spendibilità sul mercato del lavoro del titolo di studio in Geografia.

Mi sono laureata l’anno scorso presso l’università di Bologna, conseguendo la laurea magistrale in Geografia e processi territoriali ed a un anno dalla laurea, le possibilità concrete di trovare lavoro con il mio titolo di studio sono state solo due: l’iscrizione alla graduatoria di terza fascia per l’insegnamento di geografia nelle scuole superiori pubbliche e partecipare al bando Leonardo da Vinci.

In un anno ho inviato molti CV, a cui non ho mai ricevuto risposta e dai molti bandi pubblici consultati, ho “scoperto” che il nostro titolo di studio è totalmente sconosciuto all’amministrazione pubblica, visto che, tranne nell’ambito scolastico, la laurea in Geografia non compare mai come uno dei possibili titoli richiesti per partecipare ai concorsi.

In più sembra che nel mondo reale (intendo nella vita comune), la nostra materia sia quasi completamente sconosciuta, molto spesso se dico che ho studiato Geografia, ricevo come risposta “Geografia? Ma è una materia che si studia ancora all’università?”.

Per il momento, la mia sola consolazione è stata partecipare al tirocinio Leonardo da Vinci,  che mi ha dato la possibilità di mettere in pratica un po’ di cose imparate all’università e di collaborare con un museo greco.

La mia destinazione è stata Rethymno,   una prefettura dell’isola di Creta, una città piccola, fatta di strade di epoca veneziana, piena di negozi turistici, dominata dalla “Forteza” anch’essa di origine veneziana e poi occupata dagli ottomani nelle cui vicinanze sorge il Museo Archeologico, che oltre a conservare i reperti archeologici ritrovati nella prefettura, è stato la mia sede di tirocinio.

Al colloquio con le mie due tutor, due fantastiche archeologhe, mi hanno detto che mi avevano selezionato perché stavano cercando qualcuno con la laurea in Geografia (!) per svolgere una ricerca bibliografica su degli antichi insediamenti della prefettura di Rethymno che avevano scavato negli ultimi dieci anni. In pratica, sono dovuta andare in Grecia per sentirmi dire, che anche essere geografi ha la sua utilità. In poche parole, questo breve mio intervento non richiesto, vuole essere un invito a tutti i geografi che seguono questo blog a partecipare a programmi come il Leonardo da Vinci o EVS (European Voluntary Service) e per quelli che sono ancora all’università di sfruttare il più possibile i programmi di scambio con altre università europee  (Erasmus) ed extraeuropee (Overseas). Ne vale davvero la pena! Ed è veramente stimolante essere riconosciuti come geografi!

RETHYMNO, "FORTEZA"

Chiudo questo breve intervento con un quesito: Credete sia possibile coalizzarci per ottenere più ricono- scimento come geografi in Italia? Ad esempio: creare un albo, chiedere alle pubbliche amministrazioni  il riconoscimento per partecipare a concorsi pubblici, etc….Oppure il nostro destino è già segnato e dobbiamo solamente aspettare di insegnare? Aspetto di sapere le vostre considerazioni!  – LAURA

RETHYMNO, panorama dalla "FORTEZA" (CLICCARE SULL'IMMAGINE PER INGRANDIRLA)

LE LIBERTA’ DIGITALI: nuova frontiera della democrazia e di una società planetaria basata su pace, sviluppo e pari opportunità per tutti – il FESTIVAL DELLE LIBERTA’ DIGITALI 2011 in Italia

COSA VOGLIAMO CON L’INIZIATIVA DEL FESTIVAL DELLE LIBERTA’ DIGITALI 2011 (di LUCA MENINI, Wikimedia Italia)

  LA LIBERTA’ PASSA ANCHE ATTRAVERSO L’ESPRESSIONE DIGITALE

Luca Menini

   La libertà passa anche attraverso l’espressione digitale: open data, open street map, e-book. Ovvero la libera diffusione via Internet, con annessa possibilità di impiego, della conoscenza, a cominciare dai dati delle pubbliche amministrazioni, delle cartografie del territorio realizzate dagli enti pubblici, dei libri vecchi e nuovi che dal formato “cartaceo” vengono resi fruibili sul web.

   Di tutto questo, e molto più, si parlerà al Festival delle Libertà Digitali, organizzato dall’Associazione Wikimedia Italia, giunto quest’anno alla terza edizione. Per il terzo “compleanno” la manifestazione si moltiplica: in programma dall’1 al 14 ottobre, il festival sarà “diffuso” sul territorio italiano, policentrico, con eventi sia a Vicenza dove è nato che a Padova, Bologna, Pisa, Roma e Napoli.

   Con il Festival ci proponiamo di sensibilizzare le persone sulle nuove tecnologie della comunicazione, in particolare sugli aspetti che riguardano i principi etici e la libertà. E’ ormai fondamentale iniziare a comprendere i temi della privacy, dei dati aperti, del software libero, della condivisione della conoscenza, perché siamo nella società dell’informazione: questo implica che il valore economico non è più esclusiva di aspetti materiali, come la produzione di oggetti, ma anche nella cultura e nell’informazione, e nella loro diffusione. Questi aspetti oggi devono essere inclusivi, non esclusivi. Noi quindi affermiamo che non deve essere tolta alle persone la possibilità di operare con questi strumenti come lo desiderano.

   L’obiettivo della manifestazione organizzata da Wikimedia Italia – associazione italiana senza scopo di lucro che supporta l’enciclopedia libera via web più famosa del mondo, Wikipedia – è quindi diffondere i valori positivi dell’”open source”, i principi etici della condivisione digitale in rete in modo legale di notizie, musica, immagini e programmi che stanno alla base del software libero e della
stessa Wikipedia.

   Condivisione resa possibile anche grazie alla presenza di licenze precise che regolano la diffusione “free”, fra cui le Creative Commons. Con l’evento si vuole poi contribuire al rafforzamento della rete di volontari che utilizzano e producono contenuti a scopo sociale, per lavoro o per svago: la manifestazione vuole quindi essere anche luogo di scambio di buone pratiche ed esperienze positive.

I TEMI E I LUOGHI DEL FESTIVAL 2011

   In questa edizione la manifestazione è programmata con un “canovaccio” di argomenti principali, a cui volontariamente e senza necessariamente essere affiliati a Wikimedia Italia altre persone hanno potuto aggiungere e sviluppare ulteriori temi correlati.

   Fra i temi principali che verranno toccati c’è quello degli open data. Le pubbliche amministrazioni hanno a propria disposizione un’enorme mole di informazioni, rilevazioni, dati appunto, che sono fruibili dai cittadini solo in forma “cartacea” o comunque, anche quando siano già digitalizzati, spesso solo recandosi nelle sedi dell’ente specifico. Queste informazioni, teoricamente già fruibili in modo libero, potrebbero essere messe a disposizione sulla rete così che il cittadino possa impiegarle, per semplici servizi informativi piuttosto che per un’attività di business.

   La cittadinanza paga le tasse per avere servizi dalla Pubblica Amministrazione. Mettere a disposizione il proprio patrimonio informativo da parte delle amministrazioni pubbliche è uno di questi servizi. Facciamo un parallelo “pratico”: la strada che io utilizzo, pubblica, ce l’ho perché pago le tasse. Ed è una infrastruttura a disposizione di tutti. I dati della Pubblica Amministrazione devono essere visti come infrastrutture dai cittadini, e deve essere possibile utilizzarle per i propri scopi tra cui anche il fare business: allo stesso modo per il quale impiego la strada davanti casa per andare al lavoro, o per svolgere l’attività di autotrasportatore.

   A Padova, il tema degli open data verrà declinato in “open street map“: le cartografie oggi presenti su Internet, ad esempio quelle di Google, sono protette da copyright, dati che non possono essere impiegati per fare business liberamente senza il consenso, a pagamento o in forma gratuita, della società proprietaria. Ma in realtà già oggi ogni città e Comune d’Italia ha a disposizione un proprio stradario, accurato e aggiornato continuamente, con i dati del territorio, vie e numeri civici compresi.

   Le cartografie del territorio vengono realizzate sin dai primi decenni del Novecento, attraverso voli e fotografie aeree, e sono presenti negli archivi delle amministrazioni. Perché queste informazioni e mappature non possono essere messe a disposizione di ogni cittadino, per semplice servizio informativo o anche con la possibilità di impiegarli per la propria impresa o progetto?

   Il progetto degli open data è di carattere generale: punta a far sì che queste informazioni, soprattutto quelle della Pubblica Amministrazione, vengano messe a disposizione di tutti. Molti di questi dati, del resto, sono già in forma digitale.

   A Vicenza si parlerà soprattutto di e-book. Da anni nella città di Andrea Palladio la Biblioteca “La Vigna”, centro internazionale di cultura e civiltà contadina, porta avanti l’iniziativa “Adotta un libro”: un progetto di digitalizzazione dei volumi dell’istituto, che dispone di un archivio di oltre 50mila libri compresi testi cinquecenteschi o seicenteschi molto rari che non possono essere toccati, ma che possono essere fotografati e, tramite scansione digitale, divenire disponibili su web.

   Quest’anno daremo una mano a “La Vigna”. Cercheremo nel loro archivio un libro, lo fotograferemo, faremo la pulizia di ogni foto e la scansione, con un incontro pubblico in cui presenteremo il testo digitalizzato e informeremo della sua disponibilità sulla rete.

   Precisamente, su Wiki Source: è uno dei progetti collegati a Wikipedia, una risorsa in cui già oggi è possibile trovare molti volumi in formato “e-book” e collaborare, volontariamente e dedicando il tempo che si desidera, alla digitalizzazione di altri libri. Per farlo si impiega un software che riconosce i caratteri e le frasi della scansione. Il software tuttavia può “tradurre” commettendo qualche errore: il lavoro del volontario sta proprio in questo, collaborando a leggere le parti scansionate ed elaborate per individuare e correggere alcuni errori.

   In Wikisource sono a disposizione libri di cui non sussistono più i diritti d’autore. Ad esempio sono già presenti alcuni volumi del vicentino Antonio Fogazzaro, la cui pubblicazione, passato il secolo, è libera per tutti.

Il paese di VALSTAGNA (all’estremo nord della provincia di Vicenza, sulla strada -Valsugana- per Trento, nel Canale di Brenta). QUI IL FESTIVAL DELLE LIBERTA’ DIGITALI propone il 2 ottobre (domenica) un’ESCURSIONE AL PIAN DELLE CASARETTE - Guide: prof. ANGELO CHEMIN – IUAV Venezia; dott. LUCA LODATTI – Dipartimento di Geografia dell’Università di Padova - PROGRAMMA:ritrovo: domenica 2 ottobre 2011, ore 9:30 – Valstagna, davanti al Municipio. Pranzo al sacco, abbigliamento comodo e calzature adatte. LA GIORNATA SI PROPONE come momento di studio dei sistemi antropici che interessano il CANALE DI BRENTA. Un paesaggio caratterizzato da imponenti MASIERE (terrazze), un tempo coltivate a tabacco oggi oggetto di progetti di recupero, che disegnano i versanti, ma anche da peculiari sistemi di captazione e conservazione delle acque. Raggiunto l’antico insediamento del PIAN DELLE CASARETTE (500 mslm), sulle pendici del Col Ventidueore, verrà messo in luce quell’intricato e fragile sistema (ACQUE, TABACCO, ABITARE) che per secoli ha rappresentato un saldo legame tra uomo e ambiente

   A Roma si parlerà di “Cultura online: micro-pagamenti, grandi innovazioni”. Grazie a Internet libri, film, musica, ecc. si possono duplicare all’infinito, e trasmettere ovunque ci sia una connessione, a costi tendenti a zero. La cultura così diventa potenzialmente molto più accessibile che in passato. Ma manca qualcosa alla rivoluzione: se un gruppo musicale emergente vuole sopravvivere, se una testata di informazione libera vuole crescere, c’è bisogno di sistemi di pagamento evoluti ed economici. Se vogliamo garantire indipendenza a chi fa cultura, i sistemi di pagamento devono essere liberi, standard e interoperabili.

   Sempre a Roma si farà una panoramica complessiva dei temi affrontati nel corso del festival nelle varie città italiane, concentrandosi sugli argomenti che hanno suscitato il maggior interesse. Il festival si concluderà con un gioco (con un premio estratto a sorte) e con la pubblicazione degli atti in forma testuale e video.

Tutti gli aggiornamenti sul Festival delle Libertà Digitali saranno pubblicati sul sito dell’evento: http://www.libertadigitali.it/

Il Festival è anche sul social network Twitter: http://www.twitter.com/fdld2011

Contatti: http://www.libertadigitali.it/online/collabora

(Luca Menini)

LE DATE: Bologna: 8 ottobre 2011 – Napoli: 5 ottobre 2011 – Padova: 7-8 ottobre 2011 – Pisa: 7-8 ottobre 2011 – Roma: 14 ottore 2011 – Vicenza: 1-9 ottobre 2011 – Mappa degli eventi