Gas, estrazioni in Alto Adriatico: il rischio della subsidenza vale il quantitativo energetico estraibile?

i giacimenti di gas dell'Alto Adriatico (battezzati al femminile)
i giacimenti di gas dell'Alto Adriatico (battezzati al femminile)

Nel piano triennale 2009 – 2011 presentato dal Governo si torna a parlare della possibilità di trivellazione nell’Alto Adriatico per sfruttare i giacimenti di idrocarburi che lì si trovano.  La stima è di circa 30 miliardi di metri cubi totali estraibili di metano. Una cifra che può essere considerata allo stesso tempo importante come del tutto irrisoria nel rapporto “costi-benefici”; a seconda dei punti di vista. Infatti corrisponde a circa 6 mesi del consumo energetico italiano. Ma è da capire quanto saranno gli investimenti che si dovranno fare (si parla di 670 milioni di euro), e il tempo di estrazione (potrebbe essere di vent’anni).  Ma sono le conseguenze ambientali, in un contesto territoriale molto delicato, che preoccupano. Il mondo politico veneto è tutto schierato contro questa ipotesi di trivellazione, e lo stesso le categoria del turismo (loro ancor più  preoccupate). Favorevole invece Unindustria.

Qui di seguito riportiamo una scheda su cos’è la subsidenza, e alcune posizioni, spesso opposte che sono emerse. E’ da capire anche quale potrà essere il ruolo del Mar Adriatico nei prossimi anni. Noi geografi lo vediamo innanzitutto come un importante ponte di scambio e di sviluppo tra le diverse aree regionali italiane con i vari paesi balcanici (Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Albania, Macedonia).

SUBSIDENZA: COS’E’

Per subsidenza si intende ogni movimento di abbassamento verticale della superficie terrestre, indipendentemente dalla causa che lo ha prodotto, dallo sviluppo areale e dall’evoluzione temporale del fenomeno, dalla velocità di spostamento del terreno e dalle alterazioni ambientali che ne conseguono.
L’abbassamento del suolo può essere legato a cause naturali, quali i processi tettonici, i movimenti isostatici e le trasformazioni chimico-fisiche (diagenesi) dei sedimenti per effetto del carico litostatico o dell’oscillazione del livello di falda.

Inoltre alcuni aspetti dell’attività antropica possono influenzare in modo considerevole il fenomeno o addirittura determinarne l’innesco.
La subsidenza indotta dall’uomo si esplica generalmente in tempi relativamente brevi (al massimo alcune decine di anni), con effetti che possono compromettere fortemente opere ed attività umane, nel caso in cui non si intervenga preventivamente con azioni di controllo e gestione. Le cause più diffuse sono essenzialmente lo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere, l’estrazione di idrocarburi, le bonifiche idrauliche. Il grado di urbanizzazione e industrializzazione di un’area “sensibile” alla subsidenza può quindi sia influenzare tale fenomeno, sia esserne condizionato.

In Italia le aree interessate da processi di subsidenza sono individuabili in corrispondenza sia della Pianura Padano-Veneta (inclusi i margini meridionali dei laghi alpini) sia di molte piane costiere (ad esempio la Pianura Pontina). Ben noti e oggetto di un’attenzione particolare per la loro rilevanza economica e artistica sono i casi di Venezia e Ravenna. Qui hanno interagito negativamente, in passato, processi naturali e attività antropiche. Queste ultime sono ora sotto controllo, ma il fenomeno difficilmente si potrà arrestare del tutto, essendo connesso a processi diagenetici, tettonici e di riequilibrio isostatico.

da IL GAZZETTINO.IT DEL 9 GENNAIO 2009

VENEZIA – Perforare l’Adriatico in cerca di gas? Neanche a parlarne per il governatore della regione Giancarlo Galan che risponde per le rime alla proposta lanciata dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola.  «Non siamo nel deserto o nel cuore della valle Padana o della Basilicata – spiega Galan in una intervista al Gazzettino -. Vogliono trivellare a poche miglia dalla nostra costa, lungo la quale ci sono gioielli come la Laguna di Venezia e il Delta del Po e le spiagge più affollate d’Europa».Insomma, siamo al muro contro muro fra la regione Veneto e il governo di Roma, ancora una volta.

La polemica è sorta dopo che Scajola, in un’intervista, aveva portato alla ribalta l’argomento spiegando le motivazioni che hanno portato il governo ad inserire un emendamento nel Disegno di legge sullo sviluppo già approvato alla Camera e ora in discussione in Senato, che prevede una «revisione della clausola che impedisce l’estrazione in Alto Adriatico, in modo che in accordo con la Regione Veneto si possa di nuovo prendere energia da sotto i piedi».

Accordo che oggi sembra davvero irraggiungibile. Il Veneto è l’unica regione «che ha provveduto a dotarsi di un rigassificatore, (utile a tutta l’Italia) e che ha il più alto numero di centrali idroelettriche». Ha ribadito il presidente Galan, esplicitando il proprio disaccordo con il ministro Claudio Scajola. In poche parole, l’Adriatico non si tocca: il rischio è troppo alto: «Non dico di no per fare dispetto a Scajola – incalza ancora Galan – ma al principio di precauzione non rinuncio».

Certo, sotto l’Adriatico esiste una riserva di gas davvero imponente, ma questo non basta a giustificare le perforazioni: «Da anni chiediamo garanzie all’Eni – insiste Galan – e la risposta è che ci sono, e allora le ribadisca in modo da tacitare del tutto le voci, di fonte scientifica, assai preoccupate per le conseguenze di sussidenza (abbassamento dei fondali) a seguito del pompaggio di metano».

Dunque, la regione Veneto avrebbe già fatto la sua parte e non sarebbe disposta a correre rischi. A questo punto, Galan si domanda, senza troppi giri di parole: «E gli altri che fanno? Perché non seguono l’esempio del Veneto?». «Con il rigassificatore off shore in completamento al largo di Porto Viro – ricorda – il Veneto contribuirà al 17% del fabbisogno nazionale di energia», indicando che in cinque anni di operatività del rigassificatore renderà disponibile una quantità di gas pari a quella che si avrebbe perforando i giacimenti presenti sui fondali delle coste venete».

Lega e Confturismo dalla parte di Galan. «Negli anni ’50 le terre del Polesine sprofondarono in alcuni punti di ben 4 metri a causa dei prelievi di metano – ha spiegato, sempre nell’intervista del Gazzettino, Roberto Ciambetti dellla Lega -. Ecco perché la Lega si opporrà a qualsiasi intento di riprendere le estrazioni (…)». dalla stessa parte della barricata si posiziona la Confturismo che, per bocca del presidente Marco Michielli, spiega: «Non possiamo permettere che si danneggino Venezia, Chioggia e le nostre coste. Il rischio di abbassamento del fondale è reale».

ENERGIA: LEGAMBIENTE, NO AD ESTRAZIONI GAS IN ALTO ADRIATICO

(ASCA) – Roma, 9 gen – ”Continuiamo a sostenere che il gas e’ la fonte fossile meno impattante, ma non ha senso trivellare davanti alle coste dell’Alto Adriatico mettendo a rischio il territorio circostante”.

Cosi’ Legambiente commenta la proposta dal ministro Scajola di autorizzare l’estrazione di metano dal litorale dell’Alto Adriatico per affrontare la crisi energetica.

”Le estrazioni nell’alto Adriatico sono gia’ state sospese in passato a causa del rischio subsidenza dell’area – ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – ora, quindi, e’ assurdo rimettere in discussione il divieto di estrazione senza aver risolto il problema. Trivellare in quest’area potrebbe, infatti, mettere a repentaglio l’equilibrio di un mare gia’ minacciato da forti pressioni ambientali e progetti di sfruttamento delle sue risorse. Per ridurre l’uso del carbone e non tornare nuovamente all’inutile follia del nucleare il nostro Paese deve, invece, scegliere un modello energetico basato su innovazione, risparmio, efficienza e sviluppo delle rinnovabili e sul gas come fonte di transizione, puntando pero’ su nuovi gasdotti o terminal di rigassificazione per non incidere sul sottosuolo. In questo modo – ha concluso Ciafani – l’Italia potrebbe divenire esempio e fautrice di una politica energetica unitaria per tutte le nazioni che si affacciano sul bacino dell’Alto Adriatico”.

20 risposte a "Gas, estrazioni in Alto Adriatico: il rischio della subsidenza vale il quantitativo energetico estraibile?"

  1. Sabrina Tortato giovedì 19 marzo 2009 / 21:53

    A Chioggia, auditorium S.Nicolò, il 25-3-2009, presenterò l’ing.Giandomenico Tesserin, che da anni si batte contro l’estrazione di metano.

  2. stefano mercoledì 20 Maggio 2009 / 0:45

    Scusate la domanda….
    L’immagine sopra è relativa ai soli giacimenti, ovvero ai punti dove è possibile l’estrazione?

    Quanti sono invece i punti di prelievo attualmente operativi?

    Ringrazio e saluto

  3. Luca domenica 7 giugno 2009 / 9:57

    Geologicamente parlando il gas metano non è conteuto in una sacca tipo camera d’aria ma bensì in una roccia chiamata serbatoio con caratteristiche di porosità e permeabilità ben definite, questa roccia nel caso dell’adriatico è composta da sabbia pertanto l’estrazione del gas comporterebbe l’arrivo di acqua conteunuta normalmente in ogni giacimento dell’adriatico (H2o di formazione)che andrebbe ad occupare lo spazio (interstizi) dove precedentemente vi era il gas con il risultato finale che nessuna piattaforma al mondo è mai sprofondata per l’estrazione del gas o del petrolio. Nel caso dell’Italia ci sono diverse piattaforme collocate nell’offshore di Ravenna e non mi pare che sino ad oggi nessuna città della costa adriatica sia sprofondata..pertanto questa mitologia è da sfatare.Ora il punto è che se vogliamo tutti il metano per riscaldare la ns casa o alimentare l’auto e non vogliamo essere completamente dipendenti dai Russi o dai Libici, Algerini dobbiamo entrare nella logica che se in Italia ci sono delle risorse che, comunque non consentirebbero una totale autosufficienza, dovrenmmo cercare nei modi dovuti di sfutttarle..a maggior ragione se si tratta di Gas Metano che è assolutamente un Gas naturale quindi, non ottentuto da raffinazione di prodotti petriliferi trasportati spesso con delle navi.con tutti i rischi connessi..pertanto a mio avviso queste fonti energetiche naturali come anche il sole, il vento dobbiamo cercare di utilizzarle per ridurre l’inquinamento e la dipendenza dagli altri è troppo comodo dire sempre di no e poi nessuno vuole rinunciare a riscaldarsi,o rinfrescare, illuminare la propria casa..ma purtroppo su questo argomento mi rendo conto che c’è moltissima disinformazione !

    Luca

  4. Sabrina Tortato domenica 21 giugno 2009 / 17:52

    Nel cLuca Dice:

    Domenica 7 Giugno 2009 alle 9:57 | Replica
    Nel caso dell’Italia ci sono diverse piattaforme collocate nell’offshore di Ravenna e non mi pare che sino ad oggi nessuna città della costa adriatica sia sprofondata..pertanto questa mitologia è da sfatare.

    Luca, in questo caso, mi spiace dirlo, la dinsinformazione è tua. Il fenomeno della subsidenza è più che documentato… è vissuto! Nel ravennate, di cui scrivi, le estrazioni cominciate negli anni ’70 hanno raggiunto una subsidenza di m 1.50; nel polesine, prima di interromperle, già negli anni ’60, si era arrivati a raggiungere m 3.50.
    Ti riporto le parole dell’ingegner G.D. Tesserin, dalla cui relazione ho preso questi dati.”Mai e in nessuna parte al mondo si sono avute estrazioni di idrocarburi senza essere seguite a breve o a lungo termine da subsidenza”.
    E’ un signore che ha più di ottanta anni e ancora si batte contro le estrazioni di metano al largo delle nostre coste. Nel 2002 eravamo riusciti ad ottenere la sospensione di ogni attività Agip nella zona e per noi, oggi l’incubo ritorna: non possiamo arrenderci in quella che è la battaglia per la salvezza del turismo, delle culture e della cultura del nostro territorio. Ci sono naturalmente delle previsioni di subsidenza, formulate su modelli matematici che non riporto per brevità, e che sono secondo il prof.G.L.Chierici (Agip) “…da considerarsi solo come un’informazione da utilizzare assieme ai dati riscontrati durante la gestione del giacimento” , il che significa, per me, ASSOLUTAMENTE INATTENDIBILI. Sappiamo che violando i nostri fondali fineremo per sprofondare, questo è tutto. Vale la pena di rischiare? no, no e ancora no. Luca, sono con te in qualsiasi battaglia tu voglia intraprendere per l’uso di energia pulita e rinnovabile ma aiutaci a convincere il ministro Scajola a rinunciare al “tesoretto”.
    “Non mettere a rischio inutilmente il nostro territorio” è un messaggio semplice, la gente può comprenderlo facilmente, non trovi? Certo hai ragione quando dici che “nessuno vuol rinunciare a riscaldarsi o rinfrescare, illuminare la propria casa…” ma devi sapere che i giacimenti in questione produrebbero, secondo i calcoli dell’ing. Tesserin, in 25 anni, circa 32 mc, circa metà del fabbisogno nazionale di un solo anno. E senti cosa ti aggiungo: questo risultato lo otterrebbero solo se estraessero metano dal giacimento Chioggia che si trova a soli 5 Km dalle coste della città e che da solo darebbe più del 40% del totale! L’affare è conveniente solo se si estrae metano a 5 Km. da Chioggia. Se non ci sei già stato ti invito a visitarla: è una città che ha una sua storia e che merita di essere salvata…come tutta la nostra costa.
    A riscriverci. Sabry

  5. Stefano lunedì 22 giugno 2009 / 18:45

    Vivo nella zona di Padova e qualche mese si è udito un forte boato accompagnato da una lieve scossa i sismografi l’han registrato, ma nessuno ha confermato la correlazione. Leggo che la zona non è a rischio sismico, vorrei chiedere agli esperti se “zona a rischio sismico” viene intesa nel senso che i terremoti non destano preoccupazione/gravità o che nella zona non dovrebbero esserci terremoti?
    Altra cosa… oltre vent’anni fa un’azienda estera, ha eseguito delle misurazioni lungo la strada r.104 chiamata MONSELICE (PD)-MARE tali misurazioni sono state eseguite con aghi inficcati nel terreno, equidistanti e collegati tutti tra loro da un filo per una lunghezza di c.ca 20 Km. servivano a monitorare il possibile prelievo di gas. A quel tempo si parlava che era stato trovato tanto gas, ma non era prelevabile appunto per il pericolo della subsidenza. Non so che fine abbiano fatto quei dati, ma farò una ricerca.
    In un paese vicino esistono ancora dentro un vecchio edificio, pompe, tubi e valvole, che servivano in tempo di guerra ad estrarre il gas. Finita la guerra, terminata l’estrazione, forse lo sapevano già a quel tempo del probabile pericolo, ma in guerra tutto è lecito…. e ora invece?

    Stefano Z.
    sz@libero.it

    • paolomonegato martedì 23 giugno 2009 / 9:36

      Rispondo per quanto riguarda le zone a rischio sismico:
      Dai link che hai postato si vede che l’evento sismico di cui parli è localizzato in zona 4. La zona 4 è quella che nell’intero territorio nazionale presenta il minor rischio sismico, essendo possibili sporadiche scosse che possono creare danni con bassissima probabilità.

      • Stefano martedì 23 giugno 2009 / 16:41

        Ringrazio per la risposta…
        si in effetti…
        il fatto è che nemmeno i più anziani si ricordano di aver mai udito ne accertato un boato/scossa del genere… non voglio far uccello di malaugurio, ma stavo pensando alle estrazioni in A.Adriatico e la subsidenza, una correlazione?
        Lungo il canale Bacchiglione si è scoperto (tramite un’azienda che ne utilizza l’acqua) che la salinità dell’acqua è aumentata/avanzata di parecchio!!!
        Altro collegamento, coincidenza, che altro? Nn so…

        Ringrazio nuovamente e saluto.

  6. Sabrina Tortato martedì 15 settembre 2009 / 22:55

    COMUNICATO STAMPA

    Il Comitato Difesa di Chioggia ha organizzato nelle giornate di
    Sabato 19 Settembre dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e
    Domenica 20 Settembre dalle ore 16.00 alle ore 19.30
    davanti al Palazzo municipale di Chioggia
    un punto di incontro per la diffusione di materiale informativo del Convegno:
    “Rischio subsidenza dai pozzi Agip in Alto Adriatico”
    patrocinato da Regione Veneto, Provincia di Venezia e Comune di Chioggia che si terrà
    Sabato 26 Settembre dalle ore 9 presso l’Auditorium S. Nicolò.
    Verrà anche avviata una petizione da inviare al Sindaco di Chioggia, al Presidente della Provincia, al Presidente della Regione Veneto, al Presidente della Camera dei Deputati e ai Presidenti dei gruppi parlamentari della Camera per richiedere il ripristino del D.L. 179 del 2002 che includeva l’Alto Adriatico
    tra le zone in cui deve essere vietata la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi. Estrazione di metano davanti alle spiagge di Sottomarina
    e del Litorale Veneto

    Si tratta di prendere atto che quanto intendono effettuare le potenti organizzazioni dello sfruttamento dei giacimenti di metano situati sotto il fondo del Mare Adriatico, a pochissimi chilometri dalla nostra costa, costituirebbe un rischio incalcolabile ed inaccettabile per la sopravvivenza ambientale, economica e sociale del fragile spazio in cui viviamo. Ci troviamo, infatti, sopra quei giacimenti le cui propaggini si estendono fino all’interno della linea di costa; sono quindi immaginabili i danni per Chioggia, Sottomarina,Venezia, Laguna, Spiagge, Delta del Po e dei fiumi (Adige, Brenta, Bacchiglione, Gorzone) che hanno le foci nel nostro territorio! Proprio nel Delta del Po e nel litorale di Ravenna è chiaramente evidente il danno arrecato dal sistema delle trivelle, operanti da alcune decine di anni nel mare antistante: hanno provocato vistosi abbassamenti del suolo, ricorrenti esondazioni, erosioni e danni alle spiagge. In questi anni l’azione delle trivelle in Alto Adriatico tende ad estendersi in modo più invadente, anche per l’ottuso appoggio di certi politici che ignorano i termini del problema o che, pur conoscendoli, li eludono per ragioni estranee alla tutela del patrimonio pubblico con motivazioni tutt’altro che trasparenti.
    Il problema si era già posto per la nostra Città, nel periodo 1996-2002, quando si stava per autorizzare le compagnie petrolifere ad effettuare le estrazioni di metano in Alto Adriatico. L’allarme era stato subito percepito da Associazioni Ambientaliste come il WWF e Italia Nostra e da molte categorie anche economiche di cittadini, soprattutto attinenti ai settori della balneazione, del turismo, della pesca e dell’agricoltura. Avevamo tutti, e ognuno nel proprio settore operativo, intuito che, come effetto derivante dalla subsidenza (abbassamento del terreno) coniugata con l’eustatismo (innalzamento del mare) era in pericolo la salvaguardia del nostro territorio.
    In tale contesto nacque in quegli anni il “Comitato Difesa di Chioggia”, che, sostenuto da cittadini consapevoli, dalle citate categorie economiche e dalla Pubblica Amministrazione, ha attivato una serie di iniziative e di Convegni a Chioggia ed a Venezia. La partecipazione di esperti indipendenti, anche di fama internazionale, contribuì a fare approvare nel luglio 2002 il D. L. 179 che includeva l’Alto Adriatico tra le zone in cui è vietata la ricerca e la coltivazione di idrocarburi: art. 4 della Legge n. 9 del 1991.
    Il ”Comitato Difesa di Chioggia”, che il Ministero dell’Ambiente ha di fatto riconosciuto segnalandolo nel Decreto n. 3 del Dicembre 1999 tra i soggetti che “hanno fatto pervenire le loro osservazioni contrarie”, chiede oggi anche il Vostro contributo ad operare per sensibilizzare, nel rispetto delle leggi, la pubblica opinione.
    E’ possibile iscriversi al Comitato anche via mail: http://www.comitatodifesadichioggia.wordpress.com

  7. Sabry mercoledì 23 giugno 2010 / 7:37

    Un caro saluto a tutti,
    vi invio parte di un articolo sulle dichiarazioni di Scaroni all’assemblea di Confindustria tenutasi ieri, 22 giugno 2010, a Venezia.

    Sabrina
    Comitato Difesa di Chioggia

    http://ricerca.gelocal.it/mattinopadova/archivio/mattinodipadova/2010/06/22/VR1MC_VR101.html

    «Stop-estrazioni, Galan ha sbagliato»
    il mattino di Padova — 22 giugno 2010 pagina 11 sezione: ECONOMIA
    VENEZIA. Da ex presidente a ex presidente. Paolo Scaroni, già guida degli industriali veneziani, ieri – durante l’assemblea di Confindustria Venezia – ha riservato una stoccata all’ex governatore Giancarlo Galan. Il tema è quello delle estrazioni in Alto Adriatico. E proprio nel giorno in cui gli industriali si sono riuniti alla Scuola Grande di San Rocco per «imparare dal passato, per disegnare il futuro», l’amministratore delegato dell’Eni proprio al passato ha fatto riferimento. «Il progetto è lì, abbiamo speso 500 miliardi di vecchie lire prima che un’improvvida legge, basata su superstizioni piuttosto che su fatti tecnici, bloccasse il nostro sfruttamento». «Continuo ad augurarmi – ha aggiunto Scaroni – che ci sia qualche benpensante in Parlamento che riveda questa legge». Dell’allora presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, che aveva voluto quella legge per principi precauzionali, l’amministratore delegato dell’Eni ha rilevato: «Galan si è sbagliato». Rispetto alla consistenza dei giacimenti, Scaroni ha precisato che «non sappiamo esattamente quanto c’è là sotto. Dovrebbero essere circa 50 miliardi di metri cubi, però possono essercene ancora». «Il problema è che questo metano viene sfruttato non da noi ma dai croati dall’altra parte della frontiera, tra l’altro noi partecipiamo a quelle attività – ha detto -. Otteniamo cioè il risultato di non avere alcun beneficio e potenzialmente il rischio (di subsidenza) che tutti temevano all’epoca e che secondo noi non esiste».

  8. alessandro mercoledì 8 febbraio 2012 / 9:53

    vorrei sapere se non esiste il modo per prelevare metano e immettere altro per ovviare alla subsidenza , trovo assurdo non sfruttare giacimenti e lasciarli ai croati che senza problemi estraggono gas naturali.
    La tecnologia fa passi da gigante mi sembra strano che con le tecniche odierne non si possa evitare il fenomeno dell’abbassamento del terrrritorio.
    Certo che se non esiste tecnica per ovviare alla subsidenza è meglio evitare la estrazione.

    • StefanOZ lunedì 14 gennaio 2013 / 12:40

      Immettere acqua o anidride carbonica

  9. StefanOZ lunedì 14 gennaio 2013 / 12:40

    Consiglio la visione del film-doc. GASLAND

  10. StefanOZ lunedì 14 gennaio 2013 / 12:42

    Il problema è reale. Il pericolo subsidenza esiste già per “natura” forse, lo si accentua/accellera con le estrazioni

  11. durchbrechen lunedì 28 aprile 2014 / 9:29

    Ok, è di adesso (aprile 2014) la notizia che la Croazia sta iniziando un massiccio piano di sfruttamento dei giacimenti dell’adriatico, a cominciare dal golfo di Venezia. Io vivo a Venezia, per inciso.

    Quindi sarà il caso che ci sia chiarezza sul problema della subsidenza, perché i giacimenti verranno sfruttati. Ora, se il problema non è vero, siamo dei fessi a non farlo, ma se è vero e rischiamo di affossare Venezia, allora bisogna scaldare i motori delle navi da guerra.

    Sulla stampa c’è un assordante silenzio sul problema subsidenza. Per ora.

    • Stefano Z lunedì 28 aprile 2014 / 11:32

      Accidenti! Mi sa che l’Italia sfrutterà e coglierà balla al balzo con qualche solito accordo di scambio… Abbiamo già visto “donare” le estrazioni a compagnie estere oin cambio (mi sembra) del 4%
      Ovviamente i politici che ci ritroviamo son ben contetni di avere tante dita per tanti barattoli di marmellata…. :/

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