
Vien da chiedersi, nello scenario mondiale di grave crisi economica provocata dalla pandemia da coronavirus “cosa sarebbe stato di noi”, cioè dell’Italia, se non fossimo integrati in un’Unione Europea, colpiti “di più” come siamo stati nella UE (assieme a Spagna e Francia) dall’epidemia di questi ultimi mesi.
Il “progetto europeo”, tanto screditato nel recente passato (a volte con motivazioni anche ragionevoli) mostra adesso concretamente la capacità di aiutare chi è in difficoltà. Fin dall’inizio la Banca centrale Europea ha comprato titoli (come del resto sta facendo da anni) dagli Stati a salvaguardia in primis del welfare nazionale (sanità, scuole, sicurezza…). Ora con quelli che originariamente chiamavano EUROBOND, ma che sono diventati “RECOVERY FUND” o a dir si voglia RECOVERY PLAN (una specie di piano Marshall per l’Europa, proposto dalla Commissione europea) le speranze di ripresa economica, pur difficili, sono maggiori, che sennò si sarebbe sprofondati nel pessimismo più acuto.

Che se ne fa la Germania, nella sua forte economia, se sarà circondata di paesi in crisi e in decadimento? …è inevitabile che sarà coinvolta al suo interno; e il sogno e la necessità di un’Europa unita per affrontare alla pari economie di grande scala (come quelle di Cina e Usa), ma anche aiutare tanti Paesi ad uscire dal sottosviluppo (ed incentivare processi di pace nelle tante aree di crisi mondiale), tutto questo può avvenire solo se il “progetto europeo” non fallisce.

La cancelliera tedesca Merkel non ha un compito facile: affrontare i nazionalismi e le chiusure di tanti Paesi sovranisti (quelli dell’est, l’Austria, l’Olanda, la Svezia…) che non ne vogliono sapere di aiutare i paesi del sud dell’Europa più colpiti dal Coronavirus. Ma ha anche il compito di “CONVINCERE NOI” a non sprecare le risorse finanziarie che la UE metterà in campo, affinché possiamo cambiare in meglio il nostro Paese (non solo sollevarsi dalla crisi per poi tornare come prima). Non vorremmo che, in mancanza di nuove idee di sviluppo, si pensasse di utilizzare i fondi europei per fare inutili GRANDI OPERE (incredibilmente in questa fase si sta paventando per l’ennesima volta la costruzione del PONTE SULLO STRETTO tra Calabria e Sicilia).

Una scommessa pertanto di due livelli: per noi, per riuscire a essere migliori, senza sprechi inutili, con servizi più efficienti, cercando opzioni e sviluppi possibili per tutte le geo-aree del nostra Paese; e una scommessa anche per l’EUROPA, che riesca finalmente ad avere strutture di governo uniche e autorevoli (nella politica estera, nella difesa, nella fiscalità, nel welfare…). E si parla molto e continuamente di NEW GREEN DEAL, cioè della svolta ecologica…che poi non è proprio una RICONVERSIONE ECOLOGICA come auspicabile (cioè una riduzione dei consumi inutili, un risparmio energetico che parta dal basso, di noi popolazione, anche un cambiamento “personale”…), ma in ogni caso, se di riduzione di CO2 si tratta, alla fine si potrà credere di migliorare la qualità delle nostre città e periferie, del vivere quotidiano.

La “presidenza Merkel” del secondo semestre 2020 viene così vissuta con tante speranze, una “scommessa da vincere”, aiutati dalla “fortuna” che non sia capitato di avere una presidenza di qualche Stato sovranista e populista di cui è purtroppo ricca l’Europa in questo momento.
Per tutto questo Vi invitiamo, se appartenete a qualche associazione culturale o politica, a firmare, e a far firmare, l’appello che qui di seguito vedete proposto dal MFE (Movimento Federalista Europeo). (s.m.)
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UNA RIPARTENZA PER L’EUROPA: APPELLO MFE (Movimento federalista Europeo) da firmare (da http://www.mfe.it/sito39/ giugno 2020)
Dopo la presentazione al Parlamento europeo delle proposte della Commissione per il nuovo Recovery Plan for Europe, e in vista delle scadenze europee dei prossimi mesi per l’approvazione sia del nuovo Fondo straordinario Next Generation EU, sia del nuovo bilancio pluriennale dell’Unione europea, il MFE, insieme alla GFE (Gioventù Federalista Europea, NDR), ha avviato un’azione sull’Appello UNA RIPARTENZA PER L’EUROPA di raccolta firme rappresentative del mondo politico, economico, accademico e del terzo settore a tutti i livelli, rivolta al Parlamento europeo.
Si chiede al Parlamento europeo, in quanto unica istituzione che rappresenta direttamente i cittadini europei, di esercitare una funzione di indirizzo e di guida per avviare la trasformazione dell’Unione europea in una unione politica federale, solo modo per rendere permanente la svolta politica prospettata in queste settimane a livello europeo sotto la spinta dell’emergenza della crisi pandemica. In particolare si chiede al Parlamento di attivarsi su TRE PUNTI:
1- vigilare affinché la ambizioni espresse nelle proposte della Commissione non vengano svilite da compromessi al ribasso tra gli Stati, respingendo in tal caso l’accordo del Consiglio europeo;
2- battersi affinché le nuove risorse proprie dell’Unione vengano valutate, raccolte e gestite a livello europeo, avviando subito il confronto sull’attribuzione di una competenza fiscale all’Unione europea;
3- guidare il processo delle riforme politico-istituzionali necessarie per costruire l’unione politica, elaborando, e proponendo alle altre istituzioni europee un progetto di Costituzione federale europea in vista del confronto con i cittadini nel quadro del rilancio del processo della Conferenza sul futuro dell’Europa.
PER FIRMARE L’APPELLO:
http://www.mfe.it/sito39/index.php/appello-form
Hanno aderito all’appello “UNA RIPARTENZA PER L’EUROPA”:
http://www.mfe.it/sito39/index.php/appello-adesioni

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IL MESSAGGIO DI MERKEL AL BUNDESTAG PER «UN’EUROPA RESISTENTE»
Lo storico discorso. Dieci giorni prima che la Germania assuma la presidenza del consiglio Ue
di Sebastiano Canetta, da IL MANIFESTO del 19/6/2020 (https://ilmanifesto.it/ )
BERLINO – Pace, multiculturalismo, libertà di pensiero, religione e politica. Ma anche «orgoglio europeo», gratitudine, e soprattutto «la promessa democratica di uguaglianza che – come tedesca che ha vissuto 35 anni nella Ddr – ancora oggi mi riempie, obbligandomi a impegnarmi con tutte le mie forze per onorare questo impegno».
La cancelliera Angela Merkel guarda negli occhi i 709 deputati del Bundestag ma parla al cuore dei 446 milioni di abitanti dell’Unione europea, dieci giorni prima che la Germania assuma la presidenza di turno del Consiglio Ue.
Con un discorso storico da vera “Mutti” dell’Europa e figlia dei Padri fondatori della Comunità che «non è semplicemente un’eredità storica regalata che possediamo ma qualcosa che dobbiamo formare, gestire e migliorare tutti insieme».
Ricordando che lo spirito europeo non deve cambiare anche se ci sono stati «equivoci conflitti, ferite» e perfino la Brexit.
«Paradossalmente proprio questa decisione, che certo noi non abbiamo desiderato, comporta che ora siamo guidati con ancora più forza dalla certezza che solo come comunità possiamo continuare a fare vivere i nostri valori e affermarli in tutto il mondo».
Messaggio diretto per chi tifa per la disintegrazione dell’Ue, ma anche il mea culpa per non avere saputo contrastare in tempo la pulsione dei nemici dell’Europa che «soffre perché noi europeisti per troppo tempo abbiamo considerato ovvia la nostra Unione e troppo raramente abbiamo detto di cosa siamo orgogliosi. E perché abbiamo permesso ai nostri avversari di parlare dell’Europa invece di costruirla accettando passivamente le loro idee».
La parola d’ordine per l’ex “ragazza dell’Est” è creare «l’Europa resistente», nell’epoca storica in cui l’Ue è chiamata ad affrontare «la più grande sfida della sua storia».
Partendo dalla capacità di «creare futuro» dopo le crisi che hanno rischiato di affossare il progetto comunitario che la cancelliera elenca uno per uno. Dal rifiuto della Costituzione europea nel 2007 alla crisi finanziaria del 2008, dall’emergenza profughi del 2015 al coronavirus che «è costato la vita a oltre 100mila persone».
Anche se Merkel è ben consapevole dei piedi di argilla dell’Europa: «Sono bastate poche settimane di stallo dell’economia per rimettere in discussione tutte le nostre conquiste. Il diritto alla libertà degli europei, che davamo per scontato, è stato ristretto. Un prezzo molto alto che ha pesato su chi ha preso le decisioni, me compresa». Senza dimenticare le risposte scomposte, «più nazionali che europee», e che il Covid-19 ha dimostrato quanto l’Europa sia «dipendente a Paesi terzi nella produzione dei farmaci, apparecchiature mediche e mascherine».
La lezione imparata dalla cancelliera è che «nessuno Stato può superare la pandemia da solo, e la Germania è forte solo se lo sono anche gli altri Paesi». Per questo, secondo lei, l’Europa non può tornare alla “normalità” di prima e servono cambiamenti radicali: «Dall’economia CO2-free alla digitalizzazione, fino ai posti di lavoro che devono essere sicuri in modo duraturo». Da qui l’impegno per un «fondo economico di ripresa da definire prima dell’estate e ratificare entro fine anno»; non solo un progetto ma «un urgente imperativo» se si vuole estinguere il fuoco del sovranismo.
«Non dobbiamo essere ingenui: le forze anti-democratiche e i movimenti autoritari aspettano la crisi economica per abusarne politicamente – e qui qualcuno potrebbe sentirsi chiamato in causa – e alimentare le paure sociali diffondendo insicurezza. Per questo dobbiamo impegnarci per lo sviluppo sostenibile di tutte le regioni dell’Europa. Per avere uno strumento politico contro i populisti». (Sebastiano Canetta)
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STATI UNITI D’EUROPA. CONSIGLIO EUROPEO E PRESIDENZA TEDESCA. IL DISCORSO DI ANGELA MERKEL AL BUNDESTAG
da ADUC (Associazione Dirittti Consumatori e Utenti) https://www.aduc.it/ del 19/6/2020
– di seguito, il discorso in versione integrale pronunciato al BUNDESTAG il 19 giugno scorso dalla cancelliera tedesca ANGELA MERKEL, alla vigilia del Consiglio europeo e IN VISTA DELL’INIZIO DELLA PRESIDENZA TEDESCA DEL CONSIGLIO UE, DAL PRIMO LUGLIO –
“Egregio presidente, care colleghe e colleghi, signore e signori: il primo luglio inizia la presidenza tedesca del consiglio Ue, ed è un compito del quale sono molto felice, così come ne è felice tutto il governo federale. Perché l’Europa ha bisogno di noi cosi come noi abbiamo bisogno dell’Europa. Non solo come eredità storica che ci è stata regalata, ma come un progetto che ci porta verso il futuro. L’Europa non è qualcosa che semplicemente possediamo, ma è qualcosa che dobbiamo possiamo e dobbiamo formare e gestire.
Europa è un ordine aperto e dinamico di pace e libertà, che dobbiamo e possiamo costantemente migliorare. L’Europa era a terra quando è stata fondata, era distrutta, devastata e litigiosa, dopo la catastrofe della guerra di annientamento e della rottura di civiltà della Shoah, causate dalla tirannia del nazionalsocialismo in Germania. E ai padri e alle madri della fondazione è riuscito non dimenticare e non negare la profonda diffidenza e le amare esperienze della guerra e della deportazione, ma di adottarle e di trasformarle in un’Europa pacifica e democratica. Crearono allora una comunità europea dalle macerie di Stati nazionali nemici fra di loro, con l’incondizionata volontà alla riconciliazione. Partendo da una comunità economica, i membri si impegnarono ad abolire i controlli alle frontiere e di garantire la libertà e lo stato di diritto”.
…
“Questo era l’insegnamento della guerra terribile: che in Europa mai più la follia nazionalista potesse escludere e disumanizzare singole persone o gruppi di persone, che in Europa la molteplicità politica, culturale, religiosa non solo dovesse essere rispettata, ma anche protetta. Siamo cresciuti, come Unione europea. L’Unione europea non solo si è allargata, ma si è anche approfondita.
L’Europa non è solo diventata più grande, ma con ogni vertice, ogni negoziato, ogni conflitto, ogni contrapposizione ha guadagnato in sostanza e – sì, anche questo, talvolta pure in modo infinitamente faticoso – nella comprensione reciproca. Questo ci ha anche permesso di superare Continua a leggere