IL CORRIDOIO DI SUWALKI. Noto anche come “breccia di Suwalki”, il corridoio di Suwalki è un lembo di terra quasi disabitato lungo circa 65 chilometri posto a cavallo del confine tra Lituania e Polonia. Diventato una rotta commerciale di grande importanza strategica per il collegamento tra l’oblast’ (oblast: un tipo di suddivisione territoriale presente in alcuni Stati slavi ed ex repubbliche sovietiche, una ripartizione amministrativa, ndr) di Kaliningrad, exclave russa, e la Bielorussia, il corridoio riveste una posizione importante dal punto di vista militare, geopolitico ed economico da quando la Polonia e i Paesi baltici hanno lasciato rispettivamente il Patto di Varsavia e l’URSS per poi aderire alla NATO e all’Unione europea. Considerato il “tallone d’Achille” della Nato da quando la Lituania, l’Estonia e la Lettonia hanno lasciato il blocco sovietico, in caso di conquista da parte della Russia potrebbe fungere da cuneo tra la Polonia e i tre Stati Baltici, che verrebbero così isolati dalla Nato e dalla stessa Polonia. Un fatto, questo, che ha fatto aumentare le tensioni tra la Russia e l’Alleanza Atlantica dopo la conquista della Crimea da parte di Mosca nel 2014. Tensioni cresciute ulteriormente dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio del 2022, e che hanno portato nella primavera dello stesso anno la Nato e la Lituania a rafforzare la presenza militare nell’area del corridoio, e poi l’Unione europea nel giugno 2022 a bloccarne l’utilizzo, impedendo il passaggio via terra da e per Kaliningrad, come conseguenza delle sanzioni imposte alla Russia per invasione dell’Ucraina. LE ESERCITAZIONI. Un fatto, questo, che ha portato la Lituania e la Polonia ad organizzare una nuova esercitazione militare a partire dal 21 aprile scorso (2024), proprio nei pressi del corridoio di Suwalki. A partecipare, oltre ai soldati dei due paesi, anche truppe di supporto appartenenti ad altri Paesi membri della Nato, per un totale di circa 1.500 soldati e centinaia di unità mobili. L’esercitazione ha avuto come obiettivo il coordinamento sul campo della difesa nel corridoio di Suwalki. (da https://www.ilgazzettino.it/)
……………………………….
“(…) L’aria della Polonia è stata avvelenata da quello che è considerato un combustibile fossile “sporco”, il carbone. Krzysztof Bolesta (segretario di Stato polacco per il clima e l’ambiente) ha dichiarato: “Questa è la priorità numero uno da cambiare perché non puoi vivere in un paese che fondamentalmente ti uccide”. Il programma “Clean Air” mira a eliminare gli episodi di smog in Polonia. Ha un budget di 25 miliardi di euro entro il 2030, una parte del denaro proveniente dall’UE. Introdurrà standard più severi ma investirà anche di più nelle energie rinnovabili, nello stoccaggio dell’energia e nell’elettrificazione dei trasporti pubblici a livello locale. (…)” (Nathan Canas, da euractiv.com, 8/3/2024)
….
Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia nel 2022 il 70 per cento dell’elettricità prodotta in Polonia proveniva dal carbone – “(…) Il carbone costituisce il 70% dell’elettricità prodotta in Polonia e quasi la metà delle famiglie del paese ne fa affidamento per il riscaldamento. L’estrazione del carbone rimane un importante fattore economico nelle zone rurali. Sebbene la data ufficiale per la completa eliminazione del carbone sia il 2049, l’introduzione delle fonti energetiche rinnovabili rimane soggetta a barriere amministrative. (…)” (Nathan Canas, da euractiv.com, 8/3/2024)
………………………..
POLONIA, IL GOVERNO TUSK FESTEGGIA LO SBLOCCO DEI FONDI MA CONTINUANO I PROBLEMI SUL FRONTE INTERNO
di Massimo Congiu, da IL MANIFESTO (https://ilmanifesto.it/ “VISEGRAD E OLTRE – La rubrica settimanale sui sovranismi dell’est Europa”) – 2/3/2024
L’impegno dell’attuale primo ministro polacco Donald Tusk per ricucire i rapporti tra Varsavia e Bruxelles sembra andare nella direzione giusta. Se ne ha tutta l’impressione se è vero che la Commissione europea ha dato il via libera (il 29 febbraio scorso, ndr) allo sblocco dei fondi prima congelati per le violazioni sullo Stato di diritto da parte del governo del PiS (Diritto e Giustizia) che è stato al potere dal 2015 al 2023. Si tratta del flusso dei finanziamenti europei provenienti dal Next Generation Europe e dalla politica di Coesione per un valore complessivo di 137 miliardi di euro.
Proprio il 29 febbraio (2024) la Commissione ha adottato due atti giuridici che avvicinano Varsavia all’ottenimento di questi fondi. Subito dopo le elezioni, Tusk, all’epoca non ancora primo ministro, si era recato a Bruxelles per iniziare concretamente a ricucire lo strappo provocato dal precedente esecutivo e lavorare allo sblocco dei finanziamenti da spendere, diceva Tusk, entro la fine del 2026. Il 29 febbraio scorso è stata quindi una giornata importante per il nuovo governo polacco e per chi crede in questo nuovo corso. Così Tusk, nell’occasione, come ha scritto Giuseppe Sedia da Varsavia nell’articolo dedicato all’argomento (https://ilmanifesto.it/la-commissione-ue-sblocca-i-fondi-per-la-polonia) ha rivolto un pensiero alle sue connazionali e ai suoi connazionali che “hanno scelto nuovamente democrazia e stato di diritto il 15 ottobre (2023, ndr)”.
Tutto bene, quindi? Da questo punto di vista sì, almeno pare. Non bisogna, però, dimenticare che l’attuale premier ha il suo da fare, e non poco, con i colpi di coda di quanti hanno detenuto il potere fino all’autunno scorso in modo autoritario e ultraconservatore.
Di quanti, cioè, che negli anni del loro governo hanno infilato i loro fedelissimi in posti influenti presso commissioni e istituzioni; senza contare che il presidente Duda, esponente del PiS, è e continuerà presumibilmente ad essere un osso duro per Tusk e per i suoi.
Un esempio recente è rappresentato dall’accusa di Diritto e Giustizia al governo di aver preso con la forza il controllo della procura generale. Più nel dettaglio, secondo il presidente del PiS, Jarosław Kaczyński, l’attuale ministro della Giustizia avrebbe dato luogo a una sorta di “golpe strisciante”.
La disputa su questo e su altri punti era nell’aria. D’altra parte, subito dopo il suo insediamento, l’esecutivo liberale di Donald Tusk si è da subito dato da fare per cancellare i provvedimenti entrati in vigore nel corso delle legislature precedenti guidate dal PiS. Lo ha fatto impegnandosi in modo particolare nei settori della giustizia e dei media; il tutto tra le accese proteste dell’opposizione.
Queste operazioni di bonifica vengono criticate pesantemente dagli oppositori di oggi e sono considerate antidemocratiche proprio dal partito di Kaczyński, anche se quest’ultima cosa fa un po’ sorridere. Più precisamente, Arkadiusz Mularczyk, parlamentare del PiS, membro della Camera dei deputati dal 2005, ha invitato la popolazione a considerare attentamente che quello che sta facendo il governo liberale di Donald Tusk è sinonimo di illegalità pura, tirannia e di regime autoritario.
Il governo Tusk ha risposto per le rime e fatto riferimento alla sospensione dello Stato di diritto durante gli anni del PiS al potere. Il ministro della Giustizia e procuratore generale Adam Bodnar ha detto che farà tutto ciò che è in suo potere per garantire una procura al servizio dei cittadini e il rispetto dello Stato di diritto. La maggior parte delle riforme attuate in ambito giuridico ha avuto luogo sotto la responsabilità diretta di Bodnar e, secondo l’esecutivo, sono necessarie per depoliticizzare le istituzioni preposte all’applicazione delle leggi e garantire il loro corretto funzionamento al servizio della cittadinanza. D’altra parte, una delle riforme che all’opposizione non vanno proprio giù è quella ideata per separare di nuovo la funzione di ministro della Giustizia da quella di procuratore generale per ottenere che la procura sia un organo del tutto autonomo.
Insomma, il governo Tusk sta cercando di riportare il paese su un percorso di condivisione e collaborazione proficua con Bruxelles dopo i lunghi conflitti degli anni precedenti.
Il governo di Diritto e Giustizia aveva attuato politiche tali da non garantire l’autonomia del settore giudiziario, ma caso mai la sua dipendenza dal potere. Questo aveva contribuito in modo determinante al congelamento dei fondi Ue spettanti a Varsavia. Se ora i nodi tra questa e Bruxelles si stanno sciogliendo, in Polonia, la vita politica continua a svolgersi complicata, tra veleni e accuse che probabilmente dovremo raccontare a lungo. (MASSIMO CONGIU, da IL MANIFESTO)
……………………………
………………………….
ABBANDONARE IL CARBONE: LA NUOVA TABELLA DI MARCIA ENERGETICA DELLA POLONIA
di Nathan Canas, da euractiv.com, traduzione di Simone Cantarini, 8/3/2024
– L’elezione di un nuovo governo in Polonia ha consentito al paese di affrontare il problema del suo sistema energetico dipendente dal carbone e di allinearlo agli obiettivi UE sul cambiamento climatico. –
Dopo 8 anni al potere, il Partito di estrema destra Diritto e Giustizia (PIS) ha perso nel 2023 contro l’opposizione di centrodestra. Il nuovo governo guidato dall’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, spera di riportare il Paese su un percorso verde, ma si trova ad affrontare una sfida importante.
“Abbiamo un quadro molto difficile, una serie di circostanze molto difficili perché siamo riusciti a malapena a raggiungere gli obiettivi del 2020, compreso quello sulle energie rinnovabili”, ha affermato il segretario di Stato polacco per il clima e l’ambiente Krzysztof Bolesta, intervenendo a una conferenza Bloomberg a Bruxelles lo scorso 4 Febbraio.
Il carbone costituisce il 70% dell’elettricità prodotta in Polonia e quasi la metà delle famiglie del paese ne fa affidamento per il riscaldamento. L’estrazione del carbone rimane un importante fattore economico nelle zone rurali.
Sebbene la data ufficiale per la completa eliminazione del carbone sia il 2049, l’introduzione delle fonti energetiche rinnovabili rimane soggetta a barriere amministrative. Di conseguenza, nonostante rappresenti solo l’8% della popolazione del blocco, il paese emette il 12% della CO2 dell’UE. “Dobbiamo agire ovunque” spiega Bolesta.
PRIORITÀ DEL NUOVO GOVERNO ED ELIMINAZIONE DEL CARBONE
L’aria della Polonia è stata avvelenata da quello che è considerato un combustibile fossile “sporco”. Krzysztof Bolesta ha dichiarato: “Questa è la priorità numero uno da cambiare perché non puoi vivere in un paese che fondamentalmente ti uccide”.
Il programma “Clean Air” mira a eliminare gli episodi di smog in Polonia. Ha un budget di 25 miliardi di euro entro il 2030, una parte del denaro proveniente dall’UE. Introdurrà standard più severi ma investirà anche di più nelle energie rinnovabili, nello stoccaggio dell’energia e nell’elettrificazione dei trasporti pubblici a livello locale.
Un’altra priorità politica per il nuovo governo è presentare un piano d’azione per l’elettrificazione del Paese, con un obiettivo del 35% entro il 2030. Nella maggior parte dei settori economici, l’elettrificazione è considerata “la migliore della categoria” per il suo impatto positivo sulla qualità dell’aria. Ma aumenterà la domanda di energia, che attualmente è soddisfatta dalle centrali elettriche a carbone. “La Polonia si trova in una situazione difficile perché dobbiamo eliminare gradualmente il carbone ed evitare investimenti eccessivi nel gas”, afferma la presidente del think tank Forum Energii, Joanna Maćkowiak-Pandera.
SOLUZIONI PER LA TRANSIZIONE
Nell’ambito del nuovo piano energetico e climatico della Polonia per il 2030, l’obiettivo è raggiungere almeno il 50% di energia rinnovabile nella produzione di elettricità e il 30% nel consumo di energia finale.
Tuttavia, nelle elezioni generali, il primo ministro Donald Tusk ha promesso di raggiungere una quota del 68% di elettricità rinnovabile entro il 2030. “Deve essere un portafoglio di soluzioni”, afferma Bolesta, aggiungendo che l’enormità di portare la Polonia alla neutralità climatica non consente un focus immediato sull’energia. A Varsavia ciò significa energia nucleare.
Si prevede che la costruzione della prima centrale nucleare della Polonia inizierà nel 2026 e sarà operativa entro il 2033. Sarebbe situata vicino a Choczewo sul Mar Baltico.
Il governo scommette anche sull’energia eolica, una tecnologia precedentemente limitata dai governi passati che vietavano la costruzione di turbine perché troppo vicine alle zone residenziali. Dopo alcune pressioni da parte dell’UE, il divieto è stato allentato.
L’industria eolica spera che il nuovo governo di Varsavia riduca ulteriormente il requisito della distanza minima, raddoppiando l’area disponibile per i parchi eolici onshore. Bolesta ha anche annunciato che la Polonia sta investendo nelle tecnologie per la cattura della CO2 e nel biometano, grazie al suo significativo potenziale attraverso la sua grande industria agricola.
[A cura di Rajnish Singh e Nikolaus J. Kurmayer]
………………………….
…………………………….
………………………..
POLONIA: DIRITTO E GIUSTIZIA LANCIA LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LE EUROPEE
di Christoph Debets, da https://it.euronews.com/ del 27/4/2024
– Il partito di opposizione ha lanciato da Varsavia la campagna elettorale per le elezioni europee di giugno. Duro attacco al Green Deal e al patto sulla migrazione –
Il partito polacco di opposizione PiS (Diritto e Giustizia) ha lanciato la sua campagna elettorale per le elezioni europee in occasione della conferenza di partito tenutasi sabato a Varsavia.
Il leader del partito Jarosław Kaczyński ha dichiarato che il rifiuto del Green Deal europeo è un obiettivo elettorale. Il Green Deal, secondo Kaczyński, danneggia l’agricoltura polacca e avrebbe praticamente portato alla sua liquidazione. Non significherebbe solo un aumento dei prezzi dell’energia, ma anche dei prezzi complessivi, soprattutto per i trasporti.
IL RIFIUTO DEL PATTO SULLA MIGRAZIONE
Kaczyński ha anche attaccato la politica migratoria dell’Unione europea. Kaczyński ha presentato l’ex vicepresidente del Parlamento europeo Jacek Emil Saryusz-Wolski come candidato alla carica di commissario europeo polacco. Kaczyński rappresenta la circoscrizione di Łódź al Parlamento europeo. Tuttavia, il commissario europeo polacco è nominato dal governo, nel quale il PiS non è più coinvolto dopo la sconfitta elettorale.
LOTTA AL “SUPERSTATO” EUROPEO
Alla conferenza del partito a Varsavia, numerosi politici del PiS hanno messo in guardia dai dettami delle cosiddette élite europee. Hanno affermato che è necessario difendere le patrie europee, che la Polonia è in pericolo perché la Germania tornerà a fare affari con la Russia dopo la fine della guerra in Ucraina e che ciò sarà disastroso per l’indipendenza della Polonia.
(Christoph Debets, da https://it.euronews.com/ del 27/4/2024)
…………………………
…………………………….
…………………
POLONIA – LA SFIDA DEL GOVERNO TUSK: FRA PROTESTE E NOSTALGIE IL CONTO PIÙ SALATO LO PAGANO LE DONNE
di WOJCIECH ALBERT ŁOBODZIŃSKI, da “Specchio”, da “La Stampa” – 21/4/2024
– Repressione. La rivolta degli agricoltori polacchi contro le direttive Ue ha visto violenti scontri con la polizia. In piazza contro il governo sono scese anche le donne per difendere il diritto all’aborto –
– A iniziare dai contadini il nuovo governo sta per entrare in una serie di crisi
– Gli agricoltori. Come in altri Stati europei gli agricoltori sono scesi in piazza contro le politiche della Ue in difesa del loro lavoro nella filiera alimentare. A Varsavia la polizia ha represso la protesta con i manganelli. Il voto “contadino” peserà sulle elezioni locali
– I diritti delle donne. Mentre la Francia inserisce il diritto all’aborto in Costituzione, la questione aborto in Polonia rimane “sospesa” così come le promesse di Donald Tusk: con lui tuttavia è stata almeno reintrodotta la cosiddetta “pillola del giorno dopo” –
Le strade di uscita dalle città polacche sono rimaste bloccate per due mesi. Le proteste non sono cominciate all’inizio di quest’anno, ma già nel gennaio 2023. Inoltre, il 6 marzo, nelle strade di Varsavia c’è stata una delle prime repressioni della polizia sulle proteste pubbliche da molti anni a questa parte.
Gas lacrimogeni, manganelli e scudi contro petardi e bandiere rosse e bianche di agricoltori e lavoratori. Il governo di coalizione a tre guidato da Donald Tusk sta quindi entrando in una serie di crisi. Il tutto a poche settimane dalle elezioni amministrative. E potrebbe esserci un’escalation del conflitto ancora maggiore se Tusk volesse porre fine alla protesta in tempi brevi. Se ci fosse, ad esempio, un allontanamento forzato degli agricoltori dai valichi di frontiera o dalle autostrade, potrebbe verificarsi una radicalizzazione dei manifestanti e un nuovo scontro con la polizia. Tuttavia, sembra che Tusk non voglia tali scenari e stia cercando di scoraggiare gli agricoltori dal continuare i blocchi parlando delle proteste con un linguaggio molto duro, suggerendo – personalmente o attraverso i media liberali amici – che gli agricoltori stanno agendo a favore di Putin e contro la Polonia.
Eppure gli agricoltori sono scesi in piazza per difendere i loro interessi economici, non per ragioni geopolitiche. «Singoli striscioni che suggeriscono simpatia per la Russia non cambiano questo fatto», afferma Malgorzata Kulbachevska-Figat. Le proteste hanno già avuto un certo impatto sulle elezioni locali, dove i partiti della coalizione democratica guidata dal premier Donald Tusk hanno mantenuto la maggioranza, ma i sovranisti del Pisdi Jaroslaw Kakzynski si sono affermati al primo posto in Polonia.
A Varsavia e a Danzica i due sindaci uscenti sono stati confermati al primo turno. Donald Tusk e il suo avversario Kakzynski hanno rivendicato entrambi la vittoria, e in effetti le urne confermano la particolarità della situazione politica del Paese: dove i sovranisti sono i più votati, ma non riescono a stringere alleanze. (…) È ovvio che il partito sarà accusato di non rappresentare più le campagne (o almeno la parte di esse che esprime con più forza il proprio malcontento). Al contrario, guadagnerà il rivale del PSL nelle campagne, cioè Diritto e Giustizia, e forse anche la Confederazione (KO), a cui sono già affiliati alcuni dei leader delle proteste agricole.
La posizione di KO nelle campagne non è particolarmente buona, quindi Tusk non ha fretta di parlare con gli agricoltori. Soprattutto perché dovrebbe ammettere che i loro problemi non possono essere risolti a livello nazionale, perché derivano dagli indirizzi di politica economica dell’UE e, ancora più in profondità, dal modo in cui funziona il libero mercato. Ma non è solo la questione agricoltori ad accendere il dibattito pubblico polacco.
Un altro nodo è l’interruzione di gravidanza. In un momento in cui la Francia sta inserendo l’aborto nella sua costituzione, le donne polacche devono ancora lottar per i loro diritti. La fine dell’inferno femminile, promessa da Tusk, è oggi apertamente bloccata dal Partito Popolare Polacco e dai nuovi liberali, uniti sotto la bandiera di “Terza Via” – la via contro la polarizzazione. È stato il presidente dell’assemblea regionale di questa formazione, Szymon Holownia, a decidere che i piani di liberalizzazione dell’aborto non sarebbero stati attuati prima delle elezioni locali. «Purtroppo, temo che le donne debbano ancora una volta aspettare. Come è noto, Terza Via si oppone categoricamente alla legalizzazione dell’aborto e nel PO stesso (PO: Piattaforma Civica, partito di centro/centro-destra, europeista, dell’attuale primo ministro Donald Tusk) non mancano i politici conservatori.
D’altra parte, l’elettorato di sinistra ha dimostrato nelle ultime elezioni (non solo parlamentari) di essere incline a votare contro il PiS (il PiS è il partito di destra nazional-conservatore, tradizionalista e illiberale, fortemente contrario alla legalizzazione dell’aborto, all’eutanasia, alle unioni civili e ai matrimoni omosessuali) abbandonando per tattica varie richieste o rinviandone l’attuazione.
Quindi Tusk «ha ragione di credere di avere ancora i voti delle donne, anche se la questione dell’aborto rimarrà irrisolta ancora a lungo», dice un’attivista femminista di Varsavia. «Tusk, tra l’altro, può dire di aver già fatto qualcosa per le donne: dopo tutto, è tornata la pillola del giorno dopo», conclude l’attivista.
La coalizione di Donald Tusk, che, ricordiamo, è composta da tre elementi principali – i liberali di Coalizione Civica, i centristi di Terza Via e la Sinistra – deve intanto anche discutere di infrastrutture strategiche e degli investimenti statali della Polonia. Elemento principale è Continua a leggere