Il G8 sull’Agricoltura di Cison di Valmarino (Treviso): fame nel mondo, inquinamento alimentare e cambiamenti climatici sono un unico problema

Vandana Shiva
Vandana Shiva

Il vertice dei ministri dell’agricoltura che si tiene a Cison di Valmarino (paese magnifico delle prealpi trevigiane), che, oltre ad essere rappresentato dai Paesi del cosiddetto G8, riunisce anche Cina, India, Brasile, SudAfrica e Argentina (più altri organismi tra cui Fao, Ifab, Pam e Banca Mondiale), ebbene questo vertice è sicuramente un buon inizio per parlare seriamente del grave stato di crisi che l’agricoltura mondiale sta vivendo (è arrivata a vivere). Le politiche scellerate di questi ultimi decenni (con poche multinazionali che si sono impossessate del controllo dei seminativi e della commercializzazione globale dei prodotti) ha portato a quattro conseguenze assai gravi: la diffusione ancora più ampia della fame nel mondo; prodotti agricolo-alimentari sempre più inquinati e di scarsa qualità (anche con l’introduzione del business degli Organismi Geneticamente Modificati); cambiamenti climatici epocali nell’ecosistema del pianeta (per non parlare dello sventramento dei paesaggi rurali); ed infine (ma non ultimo) una politica dei prezzi lasciata a una deregulation totale (dove gruppi finanziari controllavano, controllano, con operazioni speculative il flusso dei prodotti agro-alimentari).   Insomma, un disastro.    E’ interessante e importante che ora ci si accorga che la qualità alimentare ha il suo “senso”, è una priorità. Sarà difficile tornare indietro (in senso positivo): al recupero delle biodiversità, alla cura dei campi (non si può irrogare concimi chimici a caso, magari con l’uso degli elicotteri come accade in certe produzioni vinicole considerate poi “di pregio”). Non si può non trovare, per i paesi poveri, una via di realizzazione di un’economia e organizzazione agricola che serva non a sviluppare monocolture per l’esportazione, ma dia in primis priorità all’autoconsumo virtuoso della popolazione locale (ciò non toglie la possibilità, la necessità anche di esportare a prezzi equi e compatibili per le comunità contadine che producono i prodotti di esportazione).   E’ probabile che il vertice agricolo di Cison non risolva più di tanto il problema della realizzazione di un nuovo modo di fare agricoltura:  però sarebbe già un bel risultato se tutti i paesi coinvolti si convincessero che bisogna, in agricoltura, privilegiare la qualità e il rapporto uomo-ambiente. (diamo conto qui, con alcuni articoli ripresi da “il Gazzettino” e “il Sole 24”, del veritice di Cison, partendo da alcune considerazioni e proposte di Vandana Shiva).

UNO SPARTIACQUE PER IL PIANETA

(si devono fronteggiare i cambiamenti climatici e decidere nuovi consumi e nuova alimentazione)

di Paola Ancora, dal suppl. del Gazzettino “I Grandi e la Terra”

“Sarete protagonisti di un momento storico per l’umanità, un vero spartiacque che deciderà il futuro del pianeta e di chi lo abita”: Vandana Shiva, indiana, presidente del Research Foundation for Science, Technology and Ecology, lancia il suo appello ai ministri dell’agricoltura che partecipano al vertice di Cison di Valmarino in vista del G8.

Verso quale modello economico produttivo dovranno orientarsi i leader mondiali?

“Dovranno scegliere e sostenere un modello che si basa su biodiversità e agro-ecologia; su una catena distributiva corta. Un modello che potenzi la capacità di fronteggiare i cambiamenti climatici e l’instabilità del mercato e che ottimizzi la produttività nutrizionale per ettaro”.

Pensa si possa applicare questo modello ai Paesi industrializzati e a quelli energetici?

“Sì. Occorrerà elaborare idonee politiche di supporto dei sistemi produttivi. L’agricoltura industriale e globalizzata verso la quale ci si è orientati negli ultimi decenni ha desertificato i terreni, eroso la biodiversità e affamato miliardi di persone”.

Per cambiare occorrono tempi lunghi e una lotta senza tregua a speculazioni e sprechi. Da dove comincerebbe?

“Questo sistema produttivo ha portato ad una non-sostenibile concentrazione del controllo sul sistema alimentare mondiale. Cinque multinazionali gestiscono le forniture di seminativi e altre cinque il commercio alimentare. Da qui nascono speculazione e instabilità dei prezzi. Decentralizzazione e diversificazione della produzione agricola sono invece diventate un imperativo ecologico ed economico. E’ necessario che i ministri dell’agricoltura, al G8, decidano di avviare questo riorientamento paradigmatico”.

Il ministro Luca Zaia sostiene che “è nella terra che vive l’economia reale” e che “bisogna riconoscere il valore del lavoro dei contadino”. Condivide?

“Assolutamente sì. La biodiversità è l’espressione, e il discorso, della Terra. E’ attraverso la biodiversità che possiamo fare della terra la nostra banca per il futuro, e tornare a riferirci ad essa come alla nostra Terra Madre. La biodiversità, che il lavoro dei contadini aiuta a mantenere, aumenta la produttività alimentare e nutrizionale per ettaro, migliora le condizioni di vita delle aree rurali e contribuisce alla diversificazione culturale dei sistemi alimentari”.

Lei è contraria agli O.G.M. Perché? Non pensa che la crisi economica porterà inevitabilmente ad uno sdoganamento di tali prodotti?

“L’uso attuale degli Ogm non aumenta la produzione alimentare, ma l’uso di agenti tossici. E rende schiavi gli agricoltori. In India, in soli dieci anni, nella zona dove il cotone è trattato geneticamente, si sono suicidati oltre 200mila contadini. Ora molti hanno scelto di abbandonare l’uso dei Semi del Suicidio Ogm, tornando all’uso delle sementi originali. La crisi economica può stimolare all’uso di varietà impollinate e aperte di semi, che si possono conservare, promuovendo un tipo di agricoltura ecologica che non ha bisogno di costosi input esterni. E’ la via migliore per produrre cibo in tempi di crisi”.

UNA REGIA PER LE CRISI ALIMENTARI

Da “IL SOLE 24 ORE” di sabato 18 aprile 2009 (Alessio Roma)

(Emergenza materie prime. A Cison di Valmarino –Treviso- si tiene il G-8 tra i responsabili dell`agricoltura.Si discute di aumenti produttivi e gestione comune delle scorte)

L’emergenza alimentare non è meno pericolosa della crisi finanziaria che ha colpito l’economia mondiale. Anzi, proprio quest`ultima rischia di aggravare la situazione per i Paesi più poveri del mondo, dove quasi un miliardo di persone soffre la fame. La sicurezza alimentare mondiale sarà il tema centrale dei G-8 agricolo che si è aperto a Cison di Valmarino, in provincia di Treviso, fortemente voluto dal ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, con l’obiettivo di trovare una strategia comune per fronteggiare l’instabilità dei mercati, combattere la speculazione e garantire a tutti un adeguato accesso al cibo.

Obiettivi che non saranno facili da raggiungere, come dimostra anche il recente fallimento del vertice Fao di Roma.

Per i Paesi più avanzati, infatti, che garantiscono – secondo le ultime stime Ocse – oltre 300 miliardi di euro annui ai propri agricoltori, il tema della sicurezza alimentare si intreccia strettamente con la difesa dei mercati agricoli nazionali.

Esattamente un anno fa, quando la bolla dei prezzi delle community agricole raggiungeva il suo apice, i Governi dei principali Paesi produttori non hanno esitato a tassare le esportazioni di prodotti agricoli per salvaguardare il proprio tasso di auto-approvvigionamento.

E solo nel luglio scorso, a un passo dall’accordo, il tavolo Wto sulla liberalizzazione degli scambi è saltato per un contrasto tra Stati Uniti e India sull’applicazione nei Paesi invia di sviluppo della clausola di salvaguardia sulle importazioni.

Ma secondo molti osservatori, la vera causa dell`interruzione del Doha Round va cercata nel peggioramento della situazione dei mercati che ha spinto i Governi a non smantellare dazi e barriere.

Sempre secondo la Fao, per soddisfare la domanda mondiale di cibo bisognerebbe raddoppiare la produzione agricola nei prossimi 25 anni.

Un’operazione che richiederebbe la mobilitazione di ingenti risorse per aumentare rese e produttività dell’agricoltura, tralasciando il tema degli Ogm.

E il vertice è stato presentato con una conferenza stampa dal ministro Zaia, e da sabato si sono tenute le prime sessioni di lavoro in formato G-8, che sono allargate alle Organizzazioni internazionali e agli altri Paesi invitati domenica e lunedì. Non è mancata una polemica locale sull’esclusione del presidente del Veneto, Giancarlo Galan, risentito per non essere stato invitato, con il ministro che ha replicato che «il protocollo non lo prevede, se non per cene di gala».

Cene messe al bando da Zaia, che ha voluto sottolineare il profilo operativo dell’evento che punta a «risultati concreti».

Non c’è dubbio che, prima di vedere se i risultati arriveranno, a questo G-8 agricolo va dato il merito di riportare l’agricoltura all’attenzione dell’agenda politica internazionale, allargando l’incontro a molti Paesi emergenti, protagonisti della «rivoluzione verde» che negli ultimi dieci anni ha cambiato gli equilibri dei mercati agricoli. Primi tra tutti Brasile e Argentina, che hanno quintuplicato le esportazioni di alcuni prodotti chiave, come la soia, conquistando un ruolo centrale nei negoziati multilaterali.

Ai lavori partecipano anche la Banca mondiale, Fao, Ifad, Ocse e Unione africana.

Sul documento della Presidenza italiana hanno lavorato, non senza contrasti, nei giorni scorsi i rappresentanti dei Paesi G-8. Tra le principali proposte l’aumento della produttività agricola nei Paesi in via di sviluppo, la gestione coordinata delle scorte mondiali per affrontare le crisi di mercato e le misure di lotta alla speculazione.

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G8, ZAIA: “L’AGRICOLTURA TORNI AL CENTRO DELL’ECONOMIA GLOBALE”

(da “Il Gazzettino.it)

Per il ministro occorre dare al settore un ruolo da protagonista. La Germania:«Rivedere politiche dei Paesi più industrializzati»

TREVISO (18 aprile) – I grandi del G8 dell’agricoltura a Cison di Valmarino si sono posti oggi un obiettivo ambizioso: «Rimettere l’agricoltura al centro dell’economia globale», come ha sintetizzato il ministro Luca Zaia. Una prima colazione a “chilometri zero” a base di succhi di mela e miele, kiwi e uova, insaccati e formaggi, latte e yogurt rigorosamente nostrani è stata offerta agli invitati del G8 dell’agricoltura. L’iniziativa è della Coldiretti per il vertice sul settore primario degli otto Paesi più sviluppati nel piccolo comune di Cison Valmarino (Treviso) di appena 2553 abitanti dove è stata allestita la prima rassegna dei prodotti dei piccoli comuni italiani.
L’occasione è la coincidenza del vertice del G8 dell’agricoltura con la Festa nazionale dei piccoli comuni italiani che si svolge sotto l’Alto Patronato del presidente della Repubblica e il patrocinio, tra gli altri, del ministero delle Politiche Agricole.
Cos’è il “Km Zero”. La Coldiretti ha promosso il progetto a chilometri zero per favorire il consumo di prodotti locali e di stagione che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi di trasporto inquinanti prima di giungere sulle tavole. Secondo la Coldiretti consumando prodotti locali e di stagione e facendo attenzione agli imballaggi, una famiglia può arrivare ad abbattere fino a 1000 chili di anidride carbonica (Co2) l’anno. La distanza dal luogo di produzione delle specialità portate in tavola è di 4 chilometri per la sopressa, il capocollo, i salami e l’olio, di 6 chilometri per il miele di acacia e millefiori, di 9 chilometri per le uova, di 18 chilometri per i kiwi, di 26 chilometri per il morlacco del grappa, stravecchio Monterverde e il latte, 35 chilometri per la casatella trevigiana e lo yogurt e infine 41 chilometri per i succhi e le confetture di mela, pera e lamponi.
Al via il tavolo dei ministri. Il ministro delle politiche agricole Luca Zaia ha aperto ufficialmente i lavori del G8 agricoltura che si svolgerà da oggi a lunedì nel maniero di Castelbrando.
Stamani è in programma la prima riunione in formato G8, cui seguirà nel pomeriggio quella allargata ai Paesi del G5.
All’incontro di questa mattina è presente anche la commissaria europea per l’agricoltura Mariann Fischer Boel e il vice-ministro dell’agricoltura Ivo Hlavac, in rappresentanza della presidenza ceca di turno della Ue. Nel primo giro di tavolo con i colleghi del G8, il ministro Zaia discuterà di aumento della produttività agricola, ruolo dei mercati, tutela della denominazione d’origine e sicurezza alimentare.
L’agricoltura torni ad essere protagonista. Riportare l’agricoltura ad essere «la protagonista principale del grande film della vita e non un «premio di consolazione per le amministrazioni come ho visto intenderla nella mia esperienza di assessore». È questo, come annuncia il ministro delle politiche agricole Luca Zaia, il punto su cui hanno concordato tutti i ministri del G8 nelle due sessioni di lavoro che hanno inaugurato il summit a Cison di Valmarino.
«Rimetterla dunque al centro dell’economia globale – osserva il ministro – ma anche di un ruolo attivo e positivo nei confronti del cambiamento del clima contemperando le esigenze produttive di biocarburanti con quelle per garantire il cibo a una popolazione in crescita e puntare sull’autosufficienza al cibo nei Paesi sottosviluppati».
«Sui dazi non ho una posizione di protezionismo ma, in una condizione di mercato libero, occorre certamente trovare un punto di equilibrio». Lo afferma il ministro delle politiche agricole Luca Zaia nel tracciare il bilancio delle prime due sessioni di lavoro del G8 agricoltura. «Negli scambi commerciali – aggiunge – non ci devono essere handicap, anche perché c»è il rischio che la rincorsa sui prezzi porti all’appiattimento della qualità e della sicurezza alimentare».
La Germania: occorre affrontare l’emergenza alimentare. Il ministro dell’ Agricoltura Tedesco Ilse Aigner ha affermato che è giunta l’ora di rivedere le politiche agricole dei Paesi più industrializzati, per affrontare seriamente l’emergenza alimentare. Su questo fronte sono allineati due dei maggiori economisti Usa, Jeremy Rifkin e Allen Sinai.
Inghilterra: «Incrementare la produzione per sradicare il problema della fame nel mondo». «Bisogna dimostrare che non c’è nulla di più importante che nutrire le persone che soffrono di fame». Lo afferma il ministro inglese dell’agricoltura Hilary Benn, sottolineando la necessità di un maggiore coinvolgimento di tutte le istituzioni per investire il denaro sulle necessità individuate. «La crisi sofferta con le speculazioni sui prezzi delle materie prime agricole – nota Benn – ci ha fatto risvegliare dal torpore, ma non si può pensare che il problema sia chiuso. C’è da sfamare un sacco di gente e dobbiamo farlo in vista di sfide importanti come il cambiamento climatico e l’emergenza idrica».
«È necessario dunque incrementare la produzione – conclude Benn – con investimenti su scienza e tecnologia, accesso al microcredito, migliori sementi e anche regole commerciali che mettano fine al dumping. Ma serve in generale un miglioramento della qualità della vita».

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L’ORGANIZZAZIONE DELL’ONU ESORTA I GRANDI PAESI: ENTRO IL 2025 SI PUO’ SUPERARE L’EMERGENZA CIBO

Sabato 18 Aprile 2009, il Gazzettino

Serve una chiara «roadmap» per superare il problema della fame nel mondo e, ora più che mai, i leader mondiali devono mettersi d’accordo per sradicare l’emergenza cibo dalla faccia della terra entro il 2025. Lo afferma il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, alla vigilia del G8 agricoltura che si apre oggi fino a lunedì a Cison di Valmarino (Treviso). «Un problema, quello dell’emergenza cibo – sottolinea Diouf – che non ha bisogno di cure miracolose, in quanto sinora quello che è mancato non sono state le soluzioni ma l’impegno dei politici».
«Dobbiamo essere più ambiziosi di quanto finora siamo stati – continua Diouf – e mettere fine una volta per tutte al problema fame». A seguito della crisi economica globale, il direttore generale della Fao ricorda come il problema fame e povertà si sia allargato e «può riguardare una quantità di gente come mai avvenuto nella storia. Già oggi – ricorda Diouf – un miliardo di bocche affamate ci accusano e ci fanno vergognare».
Un problema acuito dal boom dei prezzi della scorsa estate e dalle emergenze ricorrenti. «In ogni caso, la crisi alimentare verificatasi nel 2007 – nota Diouf – ha portato il problema della sicurezza alimentare in primo piano nell’agenda internazionale e il primo G8 agricoltura che si apre oggi dovrebbe essere appunto un’opportunità per avviare un processo politico globale e puntare il tiro su questa sfida vitale. Dal G8 agricoltura – aggiunge Diouf – i ministri competenti dovrebbero definire proposte concrete per l’agricoltura e la sicurezza alimentare da sottoporre al vertice del G8 di luglio a La Maddalena. La crisi alimentare rimarrà infatti con noi – prosegue Diouf – a meno che non sia affrontata in maniera adeguata, invece di reagire solo quando si è presentata l’emergenza».
Anche perché i problemi hanno una radice antica e nel uturo si aggraveranno: «Entro il 2050 la produzione di cibo si deve almeno raddoppiare per nutrire una popolazione mondiale che si attesterà sui 9 miliardi». Oltretutto – nota ancora il direttore generale della Fao – il progredire dell’urbanizzazione sottrarrà forza lavoro ai campi e ci saranno anche le variabili climatiche con cui fare i conti. Inoltre, sarà necessario cercare una agricoltura più eco-compatibile. Realizzare ciò – prosegue Diouf – faciliterà il compimento delle Linee guida al Diritto al Cibo. Ma serve anche un sistema globale agricolo che assicuri ai contadini sia dei Paesi industrializzati che di quelli in via di sviluppo una remunerazione che sia comparabile con quanto guadagnato da quanti sono impegnati nel settore secondario e terziario, attraverso un supporto che sia privo di distorsioni. Ancora, serve un meccanismo di pronta reazione in caso di scenari di crisi alimentare tipo quelli che si attivano nei disastri naturali e nelle guerre. Mi riferisco – aggiunge – a un Ente internazionale che possa agire con tempestività alle emergenze e possa anche prevenire le crisi con rapide decisioni. E voglio sottolineare con forza che non c’è bisogno di creare l’ennesimo Ente, ma rivitalizzare quelli già operanti nel settore».
Un’altra questione urgente, per Diouf, è inoltre far sì che la quota prevista per l’agricoltura nell’Official Development Assistance, che si attestava solo al 3,8% nel 2006, ritorni al livello del 17% segnato nel 1980. «In realtà i leader mondiali che intendono salvare l’economia globale dai disastri – conclude Diouf – farebbero bene a investire massicciamente nell’agricoltura. È infatti uno degli stimoli economici più potenti e promettenti che abbiamo a disposizione». Non solo nei Paesi in via di sviluppo m anche per proteggere le coltivazioni tipiche nelle nazioni più avanzate come l’Italia, che ha fa dell’agricoltura di qualità uno dei suoi punti d’export più importanti.

2 risposte a "Il G8 sull’Agricoltura di Cison di Valmarino (Treviso): fame nel mondo, inquinamento alimentare e cambiamenti climatici sono un unico problema"

  1. Luca Piccin lunedì 20 aprile 2009 / 22:54

    Quanto agli OGM e alla Shiva, credo che venga spesso citata per stimolare il dibattito e una critica costruttiva a seguito delle sue battaglie e l’impegno che mette per riorganizzare l’agricoltura e le regole internazionali che la controllano; regole molto complesse (si pensi al citato Doha Round…) così come complesso è il problema degli OGM, che presentano vantaggi innegabili (tolleranza a condizioni ambientali difficili, introduzione di molecole utili a fini terapeutici, ecc.) ma che nessuno sa ancora se e come potrebbero influire su colture tradizionali o piante selvatiche: ciò potrebbe portare a conseguenze disastrose. Ricordiamoci dell’introduzione delle patate in Irlanda e della crisi di fine ‘800…
    Non facciamo di questi temi uno strumento politico di destra o sinistra!
    Le innovazioni non sono mai pericolose: lo è l’uso che ne facciamo.
    Ammiro Luca Zaia, malgrado la sua appartenenza a un partito xenofobo e separatista, ma come studioso di agricoltura valuto positivo tutto il suo operato a cominciare dal suo contributo a livello locale per rilanciare la viticoltura (il Prosecco si esporta in tutta e Europa e oltreoceano…) e il territorio… Anche la tenacia per aver voluto questo importante G8, pur con tutti i suoi limiti, ne rafforza l’immagine di politico operoso.
    Uno dei pochi salvabili di un parlamento da ripulire, ve lo dice uno che vede le cose dal di fuori!!!

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