LA CITTÀ È IL FUTURO (non le Regioni): trasformiamo l’Italia in tante NUOVE CITTÀ (il superamento dei quasi 8mila comuni può portare a MILLE nuove città di almeno 60mila abitanti), e trasformiamo le obsolete regioni in macroregioni, “aree vaste e organizzate” in uno stato centrale forte e federato nell’Unione Europea

(immagine tratta da http://www.frontierarieti.com/) – Nel 2009 la popolazione urbana mondiale ha superato per la prima volta quella rurale. Questo è un fenomeno considerato “stabile”, ovvero destinato a continuare in modo costante nel futuro: le stime sono che nel 2030 il 60% della popolazione mondiale vivrà nelle città. L’Europa è una delle aree più urbanizzate al mondo: oggi più del 70% dei cittadini europei vivono in aree urbane e gli studi delle Nazioni Unite stimano che la percentuale salirà all’80% entro il 2050. (da http://www.a-architettitrento.it/)

   Le PERPLESSITÀ SULLA FORTE AUTONOMIA REGIONALE che tre regioni stanno chiedendo (Veneto, Lombardia, Emilia Romagna), non è tanto sulle motivazioni di possibile maggiore efficienza sui servizi da dare ai cittadini, di minor spesa adottando costi standard; nemmeno sulle perplessità di assoluta competenza nella gestione di compiti di alto valore strategico nazionale come sono l’ISTRUZIONE e/o l’AMBIENTE… bensì (le maggiori perplessità) nascono dal fatto che si andrà a rafforzare un “CONTESTO GEOGRAFICO” (la Regione, nelle sue venti espressioni nella nostra penisola italiana) PIÙ CHE MAI OBSOLETO nei confini territoriali attuali; e fatto di apparati burocratici mastodontici; e che invece necessiterebbero (le regioni) di una revisione e razionalizzazione che portasse (a nostro avviso) alla creazione di MACROREGIONI (nell’ambito di un credibile STATO CENTRALE e di una vera necessaria FEDERAZIONE EUROPEA).

i tetti di Roma – “Le città sono luoghi attrattivi per le opportunità che aprono da un punto di vista delle interazioni sociali, culturali, di studio, di lavoro, sono luoghi maggiormente competitivi per l’innovazione, l’economia e la ricerca, ma sono anche i luoghi nei quali si manifestano gli effetti della povertà, della segregazione sociale e spaziale, della disoccupazione e sono luoghi “fragili” nei quali si manifestano con maggiore violenza gli effetti dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento: già oggi le città consumano il 75% delle risorse naturali e sono responsabili del 70% delle emissioni globali di CO2.” (da http://www.a-architettitrento.it/)

   Riportiamo qui di seguito, in questo post, alcune considerazioni sul RUOLO DELLA CITTÀ che ha fatto il 18 marzo scorso (2019), ad un incontro a Milano all’ISPI (Istituto per gli studi di Politica Internazionale) organizzato dall’Associazione «Amici di Milano», il sindaco della città GIUSEPPE SALA, parlando della “sua Milano”, dei più importanti progetti presenti e futuri. Ma in particolare ci interessa partire qui dalle considerazioni che Sala fa sul ruolo della “città”, come contenitore di ricchezze (conoscenze, multiculturalità, opportunità…), e pure di contraddizioni negative da superare (come inquinamento, difficoltà di convivenza, povertà….).

(PALERMO, Via Montalbo, foto da http://www.livesicilia.it/) – “Il futuro dell’umanità si muove nell’ambito di questo paradosso: le città sono i luoghi nei quali l’uomo abiterà per le opportunità che offrono e, allo stesso tempo, sono i luoghi nei quali si concentrano e si producono i problemi che dovrà affrontare. Quindi la grande sfida culturale e politica da affrontare è come rendere sostenibile l’attrattiva delle città e far sì che il loro futuro sviluppo generi dei luoghi adeguati alla salute pubblica dei suoi cittadini, inclusivi da un punto di vista sociale e spaziale e che agiscano attivamente nel miglioramento delle condizioni ambientali del pianeta.” (da http://www.a-architettitrento.it/)

   Nel 2050 oltre due terzi della popolazione mondiale vivrà in aree urbane. Una situazione che metterà al centro di ogni politica di benessere, di capacità di integrazione, di salute ambientale, proprio il ruolo e la governance delle città: dalle metropoli, “città – stato”, come Roma e la conurbazione di Milano da noi…. ma anche di grandi e medio-grandi città, di cui è ricca l’Italia (Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze, Bari e varie altre…). E poi le medie città (dai 60mila ai 100mila abitanti assai numerose (Ancona, Arezzo, Cesena, Lecce, Lucca, Treviso, Varese, Ragusa, Pavia, etc… vi invitiamo a vedere l’elenco nella pagina http://www.tuttitalia.it/citta/popolazione/). In questo trend di concentrazione della popolazione nelle città diventa pertanto prioritario il dover cercare e dare soluzioni virtuose.

“A livello internazionale il documento di riferimento per lo sviluppo del pianeta è l’AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 da 193 Paesi membri dell’ONU, che contiene i 17 OBIETTIVI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE. A livello europeo, con il PATTO DI AMSTERDAM di Maggio 2016, si è istituita l’AGENDA URBANA PER L’UNIONE EUROPEA, che riconosce in modo definitivo il ruolo centrale delle aree urbane nello sviluppo sociale, culturale ed economico del futuro del continente.” (da http://www.a-architettitrento.it/)

   E’ comunque sicuro che avremo città sempre più connesse e capaci di utilizzare tecnologie e infrastrutture all’avanguardia. Ma il rischio, la concreta possibilità, è che si creino città con tante “periferie”, cioè luoghi dove non si vive bene, perché le città possono anche essere luoghi di esclusione e fonti di disuguaglianze, di inquinamento, di micro e macro criminalità…. Concentrarsi sul buon governo amministrativo delle città sarà (è) tema fondamentale da perseguire.

VERSO CITTÀ INCLUSIVE E SOSTENIBILI – L’AGENDA URBANA PER L’UNIONE EUROPEA, adottata il 30 maggio 2016 e meglio conosciuta come “PATTO DI AMSTERDAM”, è l’ATTUAZIONE, a livello europeo, dei principi, degli impegni e delle azioni previsti dalla NUOVA AGENDA URBANA DELLE NAZIONI UNITE, adottata a Quito (Ecuador), nel corso della conferenza “Habitat III”, svoltasi dal 17 al 20 ottobre 2016.
Le due agende urbane, quella dell’ONU e quella dell’UE, condividono, infatti, l’identica visione di UNO SVILUPPO EQUILIBRATO, SOSTENIBILE E INTEGRATO DELLE NOSTRE CITTÀ.

   Ma c’è il problema poi di chi non vive in città. Perché vive nella maggior parte di quei quasi 8.000 comuni nei quali solo circa 750 (su 8mila!) hanno una popolazione superiore ai 15mila abitanti…. Tutti comuni piccoli, complicati nel dover erogare servizi, con una visione d’orizzonte e autorevolezza politica verso l’esterno assai limitata (che tolgono così anche opportunità di vita, di lavoro, di studio, ai giovani, ai loro residenti).

Bosco Verticale di Milano, opera dell architetto Stefano Boeri- “Nel contesto dell’AGENDA URBANA DELL’UE, le città italiane potranno giocare un ruolo di protagonismo se sapranno accettare la sfida culturale e politica che le si pone di fronte. C’è una competizione in corso a livello internazionale fatta di innovazione, ricerca, CAPACITÀ DI ATTRAZIONE DEGLI INVESTIMENTI, MIGLIORAMENTO DELLE CARATTERISTICHE AMBIENTALI, DI RESILIENZA, DI INCLUSIONE SOCIALE e le città sono e saranno i luoghi di questa competizione. NELLE CITTÀ ITALIANE RISIEDONO GLI ASSET STRATEGICI PER LO SVILUPPO DELL’INTERO SISTEMA ITALIA ed in particolare hanno due temi assolutamente specifici in ambito europeo ed internazionale che possono rappresentare il vero valore aggiunto in questo contesto di competizione globale, che, tra l’altro, sono totalmente allineati e funzionali alle future strategie europee dell’Agenda Urbana dell’UE: LA STORIA CON LE SUE TESTIMONIANZE ARTISTICHE E DI TRADIZIONI CULTURALI, SOCIALI ED ECONOMICHE E LA PRESENZA DEI DISTRETTI INDUSTRIALI.” (da http://www.a-architettitrento.it/)

   Pertanto il problema è per chi “resta fuori” dal contesto di città innovativa. Che fare per loro? Per questo il superamento degli attuali medio-piccoli comuni creando “nuove città” stabilisce condizioni perché tutti possano vivere nel “contesto urbano” fatto di pari opportunità (anche chi vuole vivere isolato e intende mantenere questa condizione).

MATERA: LA CITTA’ DEL FUTURO SA DI INNOVAZIONE (MA ANCHE DI ANTICO) – La città dei Sassi, nominata ‘Capitale Europea della Cultura per il 2019’ insieme alla bulgara PLOVDIV

   E le AREE MONTANE, alpine e appenniniche (ma anche aree periferiche pedemontane e in zone povere e isolate, specie del sud), che si stanno sempre più spopolando, e che hanno bisogno di progetti economici nuovi. In queste aree si esprime adesso una volontà in istaurarsi in esse di “nuovi montanari”, nuovi abitanti, italiani giovani e meno giovani, ma soprattutto stranieri che posso (potrebbero) trovare lavoro e ripopolare queste aree (tenendo così aperte scuole, uffici postali, linee di autobus, strutture sanitarie…). Ebbene questo può aver successo se anche in queste aree si può immginare un contesto di “nuove città”: realtà amministrative di tipo urbano, che non vuol dire costruire grattacieli (anzi!) ma avere ambiti territoriali e amministrativi autorevoli, in grado di dare servizi efficienti come un qualsiasi sistema urbano tradizionale cittadino, e di dialogare con autorevolezza con organi istituzionali superiore (come la Regione, lo Stato…).

TRAFFICO E SMOG NELLE STRADE DI MODENA IN PIANURA PADANA, foto da ww.ansa.it/- Cosa accade in Italia – SONO ANCORA TROPPE LE CITTÀ ITALIANE PERIODICAMENTE COLPITE DALL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO. Un’emergenza costante nel nostro Paese non più giustificabile con le avverse condizioni meteo-climatiche della pianura padana o legate alla sola stagionalità invernale come spesso i cittadini sono indotti a credere.

   E allora se “CITTÀ DEV’ESSERE” (SARÀ) nello sviluppo territoriale futuro dove saranno appunto le città ad avere un potere di governance molto avanzato nel loro territorio, è giusto che a tutti sia offerto eguale “diritto alla cittadinanza”; che non ci siano esclusioni per chi vive in contesti periferici. Da qui, ribadiamo, nasce l’esigenza e la (urgente) necessità di creare “nuove città” superando i medio-piccoli comuni. (s.m.)

TORINO tra le città più inquinate secondo Legambiente. L’inquinamento ci toglie in media 10 mesi di vita. Pianura Padana e grandi città le zone più a rischio – NEL 2018 SONO STATI SUPERATI I LIMITI GIORNALIERI previsti per le polveri sottili o per l’ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l’ozono) in ben 55 capoluoghi di provincia. In 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa 4 mesi nell’anno.

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20 Mar 2019 – GIUSEPPE SALA Sindaco di Milano con il vicepresidente ISPI (Istituto per gli studi di Politica Internazionale) Paolo Magri: MENO AUTO E INQUINAMENTO, PIU’ CASE, ABITANTI, INTEGRAZIONE E CONOSCENZA: ECCO LA MILANO DEL PROSSIMO FUTURO – Nelle città vive oggi oltre la metà della popolazione del gl obo. Nel 2050 sarà il 75%. Perché nelle città si concentrano conoscenze, opportunità, benessere, servizi, cultura. Come cambieranno le città in futuro? E come garantirne uno sviluppo sostenibile e inclusivo? – E’ la domanda clou che Paolo Magri, vicepresidente di ISPI, ha rivolto il 18 marzo 2019 al SINDACO DI MILANO GIUSEPPE SALA nel corso di un incontro che aveva come tema, appunto, LE CITTÀ

MENO AUTO E INQUINAMENTO, PIU’ CASE, ABITANTI, INTEGRAZIONE E CONOSCENZA: ECCO LA MILANO DEL PROSSIMO FUTURO
20/3/2019, da http://www.newsfood.com/, incontro all’ISPI (Istituto per gli studi di Politica Internazionale ) con il vicepresidente Paolo Magri – Marzo 2019 – Associazione «AMICI DI MILANO».
Nelle città vive oggi oltre la metà della popolazione del globo. Nel 2050 sarà il 75%. Perché nelle città si concentrano conoscenze, opportunità, benessere, servizi, cultura. Come cambieranno le città in futuro? E come garantirne uno sviluppo sostenibile e inclusivo? – E’ la domanda clou che Paolo Magri, vicepresidente di ISPI, ha rivolto al SINDACO DI MILANO GIUSEPPE SALA nel corso di un incontro che aveva come tema, appunto, LE CITTÀ. ECCO COME HA RISPOSTO IL PRIMO CITTADINO DEL CAPOLUOGO LOMBARDO. –
“In una grande città come Milano convivono realtà positive e negative: ricchezza e povertà; inclusione ed emarginazione; innovazione e conservazione. Politicamente nel Paese prevale la destra, nelle città spesso la sinistra. Si spiega con la comunicazione: più semplicistica e conservatrice quella di destra, più elaborata e progressista quella di sinistra. Milano ne è l’esempio. La sua prosperità nasce dall’apertura, dal cambiamento, dall’apporto di culture diverse, dai giovani, dagli studenti stranieri, dagli investimenti esteri (30%), dagli immigrati.
Se l’immigrazione può presentare problemi, oltreché vantaggi, bisogna valutare il pro e il contro e scegliere cosa è meglio per la città. Milano è città aperta, e non può essere diversamente, di fronte al ricco turista come al rifugiato.

   Milano è città laboratorio e mi confronto con i sindaci di altre città laboratorio. Fa parte del Club C40, le città leader nel mondo (in realtà sono oltre 90), e sono uno dei 7 vicepresidenti. Certe scelte, come l’estensione dell’area B, possono essere impopolari, ma vanno fatte comunque.
Critico le autonomie regionali perché le città sono il motore del cambiamento. In Italia sono vitali da mille anni, lo Stato unitario e le regioni da meno di 200. In Italia è difficile fare riforme, sia per l’altissimo livello giuridico, sia per la breve durata dei governi che, dal dopoguerra, hanno avuto una vita media di poco più di un anno. La politica si autoconserva.
Le Regioni non sono in grado di risolvere i problemi. Undici di esse hanno meno abitanti di Milano. E’ sbagliato l’art. V della Costituzione che ha concesso loro determinate autonomie: basti vedere la gestione del turismo (a Milano le presenze sono passate da 5 a 8 milioni anche grazie ad Expo). E cosa avverrebbe della gestione delle scuole? Il brand vendibile all’estero è Milano oppure Italia, non Lombardia. L’UE non “vede” le Regioni, ma grandi centri urbani.
Milano è al centro di due grandi direttrici nord-sud est-ovest. Sono perciò importanti le infrastrutture – stradali, ferroviarie, telematiche – che agevolino il traffico di merci, persone e conoscenze. Lungimiranti in tal senso i cinesi con la loro Via della Seta.
Milano ha due grandi problemi: lo sviluppo disomogeneo (periferie) e l’ambiente. Abbiamo perciò stanziato 2 mld per l’acquisto, entro pochi anni, di autobus elettrici.
POLITICA E CITTÀ. Milano è spinta ad un ruolo centrale dai suoi cittadini. Una volta tra politica e cittadini operavano partiti, associazioni, la chiesa, giornali; oggi la comunicazione è più diretta, il popolo scavalca le strutture intermedie e parla direttamente con la politica. E’ il cosiddetto populismo. Ma la politica non deve dare sempre ragione al popolo, il suo compito è raccogliere le istanze di tutti e poi mediare le soluzioni. La confusione regna sovrana, ma la speranza non ci abbandona. Nelle città-laboratorio si sta creando una nuova socialità, lavoro in tal senso.
Milano 2030 vedrà un aumento della popolazione e dei giovani qui attratti (in 10 anni gli studenti universitari sono passati da 140.000 a 200.000 unità). Ma resterà di dimensioni “umane” – come altre città europee – a differenza delle città orientali. Lavoriamo su tre leve fondamentali: sviluppo urbanistico, sistemi di mobilità, verde e ambiente.
Puntiamo su rigenerazione urbana, occupazione di spazi vuoti (caserma Mascheroni), scali ferroviari, costruzioni ecologiche a costi accettabili.
TRAFFICO. Oggi entrano in Milano 6-700.000 auto di pendolari ogni giorno. Obiettivo, ridurle estendendo i collegamenti pubblici nell’hinterland e fuori (la metropolitana a Monza). Intendiamo anche invogliare i milanesi a continuare a ridurre l’auto di proprietà. Dal 93 ad oggi si sono ridotte da 65 a 52 ogni 100 abitanti, puntiamo a 40. Nel digitale siamo tra i più avanzati in Europa. Avanti anche nel riciclo dei rifiuti, siamo al 60% e con l’aiuto dei termovalorizzatori solo una frazione va in discarica.
OLIMPIADI. Non posso scendere nei particolari, ma la concorrente Stoccolma presenta problemi non da poco, alcune gare dovrebbero svolgersi a 1.000 km di distanza, addirittura in altri Stati. Il 24 giugno si riunisce il CIO.
SCOPERTURA NAVIGLI. Resta il mio sogno ma se non arrivano fondi i soldi verranno impiegati per le periferie.
COLLEGAMENTI CON AEROPORTI. Nel 2021/22 Linate verrà collegato al centro città in 14’, caso unico in Europa. Verrà rafforzato, in accordo con le FS, il collegamento con Malpensa.
AMBIENTE. Provvedimenti locali sono poco più che palliativi, bisogna operare in aree più vaste, ma la Città Metropolitana non consente al sindaco di Milano di coordinare politiche omogenee per quanto riguarda l’inquinamento da traffico. Per quello da riscaldamento, la proprietà pubblica è più avanti di quella privata che non viene adeguatamente incentivata per il cambio delle caldaie a gasolio.
Invece del 60% di detrazione in 10 anni meglio sarebbe un contributo diretto – il 30-35%? – al momento della sostituzione. Necessari anche investimenti per il rischio idrogeologico.” (GIUSEPPE SALA)

da “il Giornale”, MILANO

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SMART CITY

LE CITTÀ DEL FUTURO? SONO GIÀ QUI. ORA LA SFIDA È RENDERLE “VERDI”

di Alberto Forchielli e Michele Mengoli, 18 marzo 2019, da Linkiesta https://www.linkiesta.it/
Le città di domani saranno enormi e iper popolate. Ma la tecnologia può evitare che diventino anche super inquinate: tra pannelli solari, auto elettriche e stazioni wifi innovative, i progetti per ripensare da zero le città esistono già oggi. Ecco quali sono.

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Siamo tutti Greta Thunberg! Ci piace da impazzire il suo approccio, non solo verso la difesa dell’ambiente ma verso la vita in generale: lei sì che “muove il culo”! E sull’onda della mobilitazione studentesca dello scorso 15 marzo, con iniziative in duemila città di un centinaio di Paesi e promossa appunto dal movimento creato da questa 16enne svedese, che pare addirittura candidata a furor di popolo al premio Nobel per la pace (e diciamolo, se vincesse, meglio lei di tanti altri premiati nel passato), anche noi oggi – d’altronde come facciamo spesso – parliamo di sostenibilità ambientale in un ambito che viene affrontato raramente nei dibattiti generali. Ossia, COME SARANNO LE CITTÀ DEL FUTURO?
Per esempio, se potessimo costruire una città da zero, come andrebbe fatta? È la domanda che si pone PETER DIAMANDIS, quel geniaccio che oltre a essere un grande esperto di innovazione, è anche un noto blogger da seguire con piacere e attenzione sul suo omonimo sito, dove appunto riflette sulle città del futuro alla luce di due scenari piuttosto prevedibili. Il primo è che secondo i trend attuali entro il 2050 due terzi della popolazione, ossia più di 6 miliardi di esseri umani, vivranno in aree urbanizzate. Il secondo è che lo sviluppo tecnologico esponenziale cambierà radicalmente il modo in cui costruiamo e organizziamo le nostre future città.
Andiamo per gradi. Nelle città del presente vive oltre il 50% della popolazione mondiale, generando l’80% del Pil planetario. Per le Nazioni Unite l’urbanizzazione mondiale, nel 2050, vedrà una crescita di 2,5 miliardi di persone. Con un dato di grande impatto: il 90% di tale aumento sarà concentrato tra Asia e Africa. Chiaramente, a fronte di questa crescita, le aree delle città vedranno un grande aumento dei chilometri quadrati di estensione con la relativa diminuzione delle densità abitative, ossia meno persone per chilometro quadrato. Mentre l’altro dato emblematico è che l’aumento previsto della superficie urbana nei primi tre decenni del XXI secolo sarà maggiore dell’espansione urbana di tutta la storia umana!
Ecco quindi da dove arriva la domanda di Diamandis. Che serve a rispondere a una delle grandi sfide che ci riserva il futuro e che per fortuna sta tanto a cuore alla nostra simpatica paladina svedese: la sostenibilità ambientale, visto che le città a bassa densità tendono a produrre emissioni nocive più elevate rispetto alle città ad alta densità su dimensioni simili. Con la domanda di acqua ed energia che al 2050 aumenterà del 55%; e del 33% quella di energia al 2035.
A fronte di queste potenziali criticità è lo sviluppo tecnologico che può contrastarle. Ma quale sviluppo tecnologico, nel dettaglio? Soprattutto Big data, sensori ovunque, intelligenza artificiale e trasporti innovativi (dalla guida autonoma ai droni), al fine di ottimizzare ogni processo.
Poi Diamandis cita tre progetti che lo hanno colpito. Il primo è Sidewalk Labs, ossia costruire una città – o parti di essa – a misura di Internet. Con la conversione dei vecchi telefoni pubblici in punti di accesso tecnologicamente avanzati, completi della possibilità di videochiamare e di usare un wifi potenziato; a New York City sono previsti 7.500 di questi punti di accesso da installare nei prossimi anni, mentre a Toronto, nell’ottobre 2017, è partita la costruzione del quartiere ultra-tecnologico Quayside.
Nel mondo occidentale e in quello emergente, una via per la sostenibilità ambientale è anche quella di PUNTARE A UN’EDILIZIA INTELLIGENTE, che riduca l’uso di energia e di acqua, applicando la nuova frontiera della costruzione “verde”, accelerando sulla condivisione di risorse e infrastrutture.
Il secondo è Belmont, la città intelligente immaginata – e sovvenzionata con 80 milioni di dollari – da Bill Gates insieme alla società d’investimenti Belmont Partners – da qui il suo nome – e che verrà costruita alle porte di Phoenix, in Arizona. Super-tecnologica, progettata attorno a reti digitali ad alta velocità, data center, nuove tecnologie di produzione e modelli di distribuzione, veicoli e centri logistici autonomi, sarà costruita da zero su una superficie di 24.800 acri che adesso è semplicemente deserto, e prevederà 80mila abitazioni, 3.800 acri di aree industriali, uffici e negozi e 470 acri per le scuole pubbliche. Perché da zero? Perché immaginare le infrastrutture future da zero è molto più semplice ed economico rispetto all’adattamento di un tessuto urbano esistente.
Il terzo progetto è il Piano strategico 2021 di Dubai, che la farà sempre più assomigliare a una città uscita da un film di fantascienza, con il 25% degli edifici costruiti con stampanti 3D! Il 25% del trasporto cittadino automatizzato e senza conducente. Installazione di centinaia di stazioni artificiali simili ad alberi che utilizzano l’energia solare per fornire alla città wi-fi gratuito, informazioni logistiche e prese per la ricarica dei telefonini. Per essere, entro il 2020, una delle 10 città più sostenibili del mondo.
Oltre a questo tris d’assi, per l’occasione citiamo di nuovo il progetto Oakland EcoBlock, supportato dall’Università della California. Si tratta di uno sforzo multidisciplinare che coinvolge diverse sfere socio-economiche – dagli ingegneri agli esperti di società fino a esponenti di università, industria privata e organizzazioni senza scopo di lucro. In sostanza rappresenta l’ammodernamento di una quarantina di vecchie case contigue in un quartiere a basso e medio reddito vicino al Golden Gate, nell’area di San Francisco, in California. Con l’obiettivo di ridurre drasticamente il consumo di combustibili fossili, acqua e le emissioni di gas serra. La previsione conta che l’investimento infrastrutturale sarà recuperato con il risparmio delle spese operative ma garantendo comfort e sicurezza per i residenti.
Come? Pannelli solari intelligenti che saranno in grado di immagazzinare l’energia solare in eccesso per ricondividerla a tutte le abitazioni. Auto elettriche in condivisione che usufruiranno di due dozzine di stazioni di ricarica locali. Già solo queste misure dovrebbero dimezzare il consumo annuale di elettricità e portare a zero le emissioni di CO₂ (va sottolineato che oltre un quarto delle emissioni di gas serra degli Stati Uniti provengono dalle abitazioni).
E siccome il 50% del consumo di acqua nelle case della California è destinato a prati e giardini, l’idea di EcoBlock è quella di ridurre nel progetto la domanda di acqua potabile fino al 70%, attraverso il trattamento e il riutilizzo dell’acqua usata per lavatrici, giardinaggio e irrigazione. L’acqua piovana verrà raccolta e utilizzata per servizi igienici e lavatrici. Mentre anche i rifiuti avranno una filiera virtuosa.
In conclusione, nel mondo occidentale e in quello emergente, una via per la sostenibilità ambientale è anche quella di puntare a un’edilizia intelligente, che riduca l’uso di energia e di acqua, applicando la nuova frontiera della costruzione “verde”, accelerando sulla condivisione di risorse e infrastrutture. Nella speranza che questi esempi virtuosi mettano in moto un volano di emulazione per le altre città del mondo. Come succede per persone speciali come Greta Thumberg, nella capacità di farci sentire tutti un po’ più ambientalisti! (Alberto Forchielli e Michele Mengoli)

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“LE CITTÀ STATO SARANNO LA GRANDE NOVITA’ DEL FUTURO”

da http://www.milanocittastato.it/ – #Xmilanocittastato, 23/1/2019
Brevi estratti dall’evento “Le nuove città stato tra potere, crescita e disuguaglianze” organizzato da Aspenia all’Auditorium Turati il 21 gennaio 2019. Incontro moderato da Andrea Cabrini.
Gianfelice Rocca, Presidente Techint Group
“Quando si parla di città stato si parla di un hub, di un nodo che porta risorse a un intero territorio: le ricerche dimostrano che maggiore è la forza di una città, più forte diventa la regione che la circonda”
“Il tema dell’autonomia amministrativa è cruciale, perché le città devono avere la libertà di azione, la libertà di contaminarsi con le altre”
“A Milano ho trovato mancare un piano strategico, in grado di eccitare energie private per un interesse pubblico, come ha fatto Barcellona che è una comunità che pensa al futuro. Milano tende ad avere sempre una gestione semplicemente amministrativa ma è carente di visione strategica sul futuro
“In Italia vince l’autonomia sfiduciata: se a Messina l’autonomia non funziona allora la si limita anche a Milano, procedendo a un progressivo livellamento verso il basso”
Patrizia Grieco, Presidente Enel
“La forza delle città è data dalla loro capacità di essere il più possibile circolari, rimettere in circolo le risorse
Stefano Boeri, Presidente Triennale
“La vera novità degli ultimi anni è che si stanno creando delle reti di città che si stanno scambiando esperienze e modelli per risolvere problemi simili. Lo stesso Commonwealth, espressione storiche di un’alleanza tra nazioni, oggi lancia un progetto di sviluppo rigenerativo nelle reti di città”
Saskia Sassen, Professor Columbia University
“Rispetto a oggi a inizio anni ottanta tutte le grandi città del mondo erano piuttosto povere. Londra, New York, la stessa Milano non erano paragonabili a quello che sono ora. Il loro sviluppo prodigioso è avvenuto perchè hanno creato una nuova economia, l’economia della conoscenza e delle connessioni. La global City produce conoscenza e innovazione e sono più in connessione tra di loro che con il resto del Paese: Chicago è più connessa con Shanghai, New York è più connessa con Hong Kong. Le città globali riescono a cambiare le regole del gioco”
Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura
“Gli organismi di livello nazionale creano un alto livello di conflittualità, mentre gli organismi di livello locale sono molto solidali nel condividere problemi e soluzioni. L’alleanza delle città sarà la prossima frontiera di qualunque politica che abbia a cuore il benessere delle persone e un futuro sostenibile per il pianeta
Giulio Tremonti, Presidente Aspen Institute Italia
“Il potere degli antichi stati nazione sta declinando, invece cresce il potere delle città stato che possono essere la grande novità politica del futuro”.

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NEL DESERTO O IN MEZZO AL MARE. LE CITTÀ DEL FUTURO, PULITE E SOSTENIBILI
– Dal Sud della Francia alla Cina, dal Canada all’immancabile Golfo Persico. I progetti delle metropoli di domani, ipertecnologiche e allo stesso tempo verdi –
di Micol Passariello da http://www.repubblica.it/viaggi/, 1/2/2019
Nel deserto o sul mare. Forse saranno in mezzo a una foresta. O su un atollo in mezzo all’oceano. Una cosa è certa: LE SMART CITY, LE CITTÀ DI DOMANI, SARANNO PULITE, SOSTENIBILI, ALIMENTATE DA ENERGIE RINNOVABILI, AUTOSUFFICIENTI E TOTALMENTE A IMPATTO ZERO. Non è un film di fantascienza, né un’utopia futuristica, ma, in molti casi, è già realtà. Sono diversi infatti i progetti in cantiere per creare città o nuove aree residenziali, che strizzano l’occhio all’ambiente con le più avanzate tecnologie e realizzano il sogno di vivere in un ambiente sano.
Uno dei primi esempi sta sorgendo vicino ABU DHABI. Si tratta di MASDAR CITY, città dall’animo green, dove tutto sarà sostenibile, dai mezzi di trasporto elettrici (auto comprese) al totale riciclo dei rifiuti. Progettata dallo studio di architettura inglese Foster and Partners, per 50mila residenti, avrà il suo fulcro nel Masdar Institute of Science and Technology, istituto per lo sviluppo di soluzioni all’avanguardia nell’ambito dell’energia e della sostenibilità.
Restando in Medio Oriente, un’altra avveniristica eco-città è LUSAIL a 15 chilometri da Doha, QATAR. Lusail è la prima città interamente sostenibile. Divisa in 19 zone, per ospitare 400mila abitanti, offre una decina di chilometri quadrati di aree verdi, due porti turistici, più di venti hotel e diverse stazioni balneari sulle isole circostanti, il tutto alimentato da avanzati sistemi di bioedilizia. NEOM, tuttora in costruzione in ARABIA SAUDITA, è affacciata invece sul Mar Rosso: questo modello di sviluppo urbano punta al domani con un insieme di innovazioni hi-tech che la trasformeranno in un esempio da copiare in tutto il mondo. Neom verrà alimentata da fonti rinnovabili, attrezzata con un sistema di sicurezza intelligente, con mezzi di trasporto avanzati fatti di auto e bus dalla guida autonoma. Il tutto con dimensioni record: sarà più grande di New York.
Se ci spostiamo in ASIA, poi, nella prefettura di LIUZHOU, nella regione di GUANGXI ZHUANG, nel sud della CINA, troviamo uno degli esempi più all’avanguardia del mondo, LIUZHOU FOREST CITY. Il Master Plan, non a caso, è di Stefano Boeri Architetti: la Città Foresta si svilupperà su 175 ettari lungo il fiume LIUJIANG, una città autosufficiente, alimentata da energie pulite e servita da mezzi elettrici. Concepita per 30.000 abitanti, sarà un’oasi verde straordinaria, pronta a combattere lo smog con la sua macchia verde: con 40.000 alberi e oltre un milione di piante di 100 specie differenti ricoprirà uffici, negozi, case, alberghi, ospedali e scuole, in modo da smaltire 10mila tonnellate di anidride carbonica, 57 tonnellate di polveri sottili e produrre oltre 900 tonnellate di ossigeno.
Per testare la vita in questi paradisi eco bisogna aspettare ancora qualche anno. Nel mentre, si può sperimentare uno dei tanti progetti sostenibili che puntano a creare oasi verdi in piena città. Come l’OCCITANIE TOWER di Daniel Libeskind a TOLOSA. Un grattacielo ‘alberato’ alto 150 metri divisi su 40 piani che ospitano 13.000 alberi e una straordinaria varietà di piante e fiori. Dentro avrà un po’ di tutto, uffici e appartamenti, un hotel e una galleria commerciale, oltre a una palestra, la spa e un ristorante panoramico sulla città. Moderno, con una superficie di ben 27.000 metri quadrati, è un bosco verticale ricoperto di vegetazione lussureggiante.
Un progetto simile nasce a TAIPEI, con l’Agora Garden Tower, una maxi torre residenziale eco firmata da Vincent Callebaut. Con un design elicoidale, la torre avrà terrazze verdi, cascate di piante e orti verticali per permettere ai residenti di coltivarsi frutta e verdura.
Ma il progetto più ambizioso arriva dai boschi del CANADA. E’ ALGONQUIN PARK, la prima città costruita direttamente tra gli alberi, senza auto, strade o segnaletica, fatta di tante isole residenziali a impatto zero, con case piccole, in legno e sostenibili. Sorgerà tra Toronto e Ottawa, battezzata ‘Oas 1 s’, si tratta di una vera foresta urbana. Si prospetta, insomma, un futuro verde. (Micol Passariello)

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I 17 OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE

da http://www.savethechildren.it/blog-notizie/
L’AGENDA 2030 CON I 17 OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE (SDGs), esprime un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. In questo modo viene definitivamente superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e si afferma una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo.
Ma QUALI SONO QUESTI NUOVI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE ENTRO IL 2030? Sono 17 e si articolano in:
1- PORRE FINE ALLA POVERTÀ IN TUTTE LE SUE FORME
Ad oggi sono ancora molte le persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno; un fenomeno ingiusto per la dignità di qualsiasi essere umano che può giungere al termine con la cooperazione tra Paesi e l’implementazione di sistemi e misure sociali di protezione per tutti .
2- AZZERARE LA FAME, REALIZZARE LA SICUREZZA ALIMENTARE, MIGLIORARE LA NUTRIZIONE E PROMUOVERE L’AGRICOLTURA SOSTENIBILE
Ognuno di noi ha diritto ad avere cibo sufficiente per tutto l’anno: un concetto elementare ma ancora trascurato. Tuttavia lo si può affermare, ad esempio, con sistemi di coltivazione e produzione di cibo sostenibili e mantenendo intatto l’ecosistema e la diversità di semi e di piante da coltivare.
3- GARANTIRE LE CONDIZIONI DI SALUTE E IL BENESSERE PER TUTTI A TUTTE LE ETÀ
Monito basilare è la riduzione del tasso mondiale di mortalità materna e impedire la morte di neonati e di bambini sotto i 5 anni per cause prevenibili. In che modo? Ad esempio, assicurando l’assistenza sanitaria per tutti e supportando la ricerca e sviluppo di vaccini e medicine per malattie trasmissibili o meno.
4- OFFRIRE UN’EDUCAZIONE DI QUALITÀ, INCLUSIVA E PARITARIA E PROMUOVERE LE OPPORTUNITÀ DI APPRENDIMENTO DURANTE LA VITA PER TUTTI
L’istruzione può davvero garantire ai giovani un futuro migliore. Un passo in avanti è fare in modo che tutti, uomini e donne, possano leggere e scrivere, eliminando ogni forma di discriminazione di genere e promuovendo un accesso paritario a tutti i livelli di educazione accompagnato da un’elevata qualità degli insegnanti.
5- REALIZZARE L’UGUAGLIANZA DI GENERE E MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA DELLE DONNE
Ancora oggi vengono perseguite discriminazioni verso il genere femminile: sradicare ogni forma di violenza contro le donne nella sfera privata e pubblica, così come il loro sfruttamento sessuale è fondamentale.
6- GARANTIRE LA DISPONIBILITÀ E LA GESTIONE SOSTENIBILE DI ACQUA E CONDIZIONI IGIENICHE PER TUTTI
L’acqua è fonte di vita ed è necessario che questa sia accessibile a chiunque. Un’affermazione che sprona a garantire entro il 2030 l’accesso universale all’acqua pulita e potabile, e a garantire adeguate condizioni igieniche con particolare attenzione alle persone più vulnerabili.
7- ASSICURARE L’ACCESSO ALL’ENERGIA PULITA, A BUON MERCATO E SOSTENIBILE PER TUTTI
Ad oggi, i sistemi energetici sono elemento fondamentale per la vita quotidiana di tutti noi: per questo una tappa importante è quella di renderli accessibili a tutti.
8- PROMUOVERE UNA CRESCITA ECONOMICA DURATURA, INCLUSIVA E SOSTENIBILE, LA PIENA E PRODUTTIVA OCCUPAZIONE E UN LAVORO DECOROSO PER TUTTI
Il lavoro ci dà la possibilità di vivere la nostra vita dignitosamente: sostenere la crescita economica e raggiungere alti livelli di produttività possono aiutare la nostra sopravvivenza.
9- COSTRUIRE INFRASTRUTTURE RESISTENTI, PROMUOVERE LA INDUSTRIALIZZAZIONE SOSTENIBILE E INCLUSIVA E FAVORIRE L’INNOVAZIONE
Sia le infrastrutture che l’industria sono importanti per supportare l’intero sviluppo economico e il nostro benessere divenendo sostenibili ed affidabili con lo sviluppo tecnologico e la ricerca.
10- RIDUZIONE DELLE DISUGUAGLIANZE TRA I PAESI
Ogni Paese dovrebbe avere pari opportunità e diritti a livello economico e globale: per questo è necessario che sia raggiunta e sostenuta la crescita del reddito interno. Per andare in questa direzione urge che entro il 2030 vengano promosse politiche fiscali, salariali, di protezione che assicurino gradualmente una maggiore uguaglianza tra la popolazione.
11- RENDERE LE CITTÀ E LE COMUNITÀ SICURE, INCLUSIVE, RESISTENTI E SOSTENIBILI
L’ambiente che ci circonda può influire drasticamente sulle nostre abitudini e stili di vita. Per questo il miglioramento in ottica sostenibile dei nostri spazi vitali è un obiettivo imprescindibile entro il 2030.
12- GARANTIRE MODELLI DI CONSUMO E PRODUZIONE SOSTENIBILI
Il nostro pianeta ha bisogno di essere rispettato e salvaguardato: in quest’ottica entro il 2030 è importante ridurre gli sprechi e le sostanze chimiche rilasciate soprattutto dalle grandi aziende multinazionali tramite politiche sostenibili e improntate sul riciclaggio dei prodotti.
13- FARE UN’AZIONE URGENTE PER COMBATTERE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E IL SUO IMPATTO
I cambiamenti climatici sono all’ordine del giorno e balzano agli occhi di tutti: una situazione che non può più essere ignorata e che deve essere affrontata entro il 2030 con politiche e strategie globali sostenibili in modo da arginare i rischi ambientali e gli effettivi disastri naturali.
14- SALVAGUARDARE GLI OCEANI, I MARI E LE RISORSE MARINE PER UN LORO SVILUPPO SOSTENIBILE
La conservazione e lo sfruttamento sostenibile degli oceani, dei mari e di tutte quelle risorse al loro interno sono importanti per la nostra vita: la riduzione dell’inquinamento marino, così come una gestione sostenibile dell’ecosistema e una protezione dell’ambiente subacqueo sono obiettivi necessari per salvaguardare la nostra salute.
15- PROTEGGERE, RISTABILIRE E PROMUOVERE L’USO SOSTENIBILE DEGLI ECOSISTEMI TERRESTRI, LA GESTIONE SOSTENIBILE DELLE FORESTE, COMBATTERE LA DESERTIFICAZIONE, FERMARE E ROVESCIARE LA DEGRADAZIONE DEL TERRITORIO E ARRESTARE LA PERDITA DELLA BIODIVERSITÀ
Preservare il nostro pianeta è un compito affidato a tutti noi e per questo motivo è necessario che entro il 2030 si persegua un’azione congiunta per proteggere, ristabilire e promuovere l’impiego sostenibile dell’ecosistema terrestre.
16- PROMUOVERE SOCIETÀ PACIFICHE E INCLUSIVE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE, GARANTIRE A TUTTI L’ACCESSO ALLA GIUSTIZIA, REALIZZARE ISTITUZIONI EFFETTIVE, RESPONSABILI E INCLUSIVE A TUTTI I LIVELLI
Un futuro migliore per ognuno di noi è possibile, ma solo in caso di una riduzione drastica di violenza e mortalità: una visione che oggi sembra lontana, ma tuttavia fattibile con la realizzazione entro il 2030 di società pacifiche, l’accesso alla giustizia per tutti e l’esistenza di istituzioni responsabili.
17- RINFORZARE I SIGNIFICATI DELL’ATTUAZIONE E RIVITALIZZARE LE COLLABORAZIONI GLOBALI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

L’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura.
Tutti i paesi sono chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo: ciò significa che ogni paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli SDGs, rendicontando sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dall’ONU.
Con l’adozione dell’Agenda 2030, i paesi si sono volontariamente sottoposti al PROCESSO DI MONITORAGGIO effettuato direttamente dalle NAZIONI UNITE rispetto allo stato di attuazione degli SDGs. Il luogo deputato al monitoraggio dell’Agenda è l’High Level Political Forum (HLPF), che si riunisce annualmente sotto l’egida del Comitato Economico e Sociale (ECOSOC) dell’ONU, mentre ogni quattro anni la riunione si svolge sotto l’egida dell’Assemblea Generale (GA).

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IL CASO DELLA CITTÀ di MATERA

IL 2019 È L’ANNO DI MATERA, ECCO COME CAMBIA LA CITTÀ

– Eletta Capitale Europea della Cultura per il 2019, la città dei Sassi è pronta a presentare, in tutto il suo splendore, la nuova stazione Fal progettata dall’architetto Stefano Boeri –
di Livia Fabietti (Gedi Digital) 22/2/2019, da http://www.lastampa.it/
Il 2019 è decisamente il suo anno: gli occhi del mondo intero sono puntati su di lei, Matera, una delle città più antiche del mondo che sa guardare al passato senza però distogliere lo sguardo dal futuro. La città dei Sassi, nominata ‘Capitale Europea della Cultura per il 2019’ insieme alla bulgara Plovdiv, è stata la prima realtà del Sud Italia ad aver ricevuto questo prestigioso riconoscimento, motivo di grande orgoglio ed entusiasmo nonché una sorta di acceleratore che l’ha portata a mettersi in moto per valorizzazione le sue innumerevoli risorse. Anche al di là di questi mesi in cui vivrà in vetrina.
Matera, la Capitale Europea della Cultura per il 2019
Saranno tantissimi gli eventi e le iniziative in cartellone che, tra mostre, concerti, spettacoli teatrali etc., fino al prossimo 20 dicembre, permetteranno di scoprire la vera anima di una città che, a tutti gli effetti, si può definire un vero e proprio museo a cielo aperto. Al fine di non perdere nemmeno un appuntamento, vale la pena acquistare il Passaporto per Matera 2019, ovvero una sorta di passe-partout che, al costo di 19 euro, permette di partecipare a tutti gli eventi elencati nel programma ufficiale della manifestazione.
Oltre al contenuto è anche il contenitore a fare la differenza, parliamo di uno scenario assolutamente unico la cui bellezza disarmante, in passato, ha fatto breccia nel cuore di innumerevoli scrittori e poeti nonché da scenografia a pellicole quali ‘Il Vangelo secondo Matteo’ di Pier Paolo Pasolini e ‘The Passion’ di Mel Gibson. A parlare più di mille parole sono quegli scorci pittoreschi offerti dai suoi Sassi (dichiarati nel 1993 Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO), dai palazzi barocchi e ancora dalle abitazioni scavate nel tufo, dalle chiese rupestri nonché dalle antiche cisterne e da quel fitto reticolo di viuzze che mozza letteralmente il fiato.
Matera Centrale, il progetto firmato Stefano Boeri
Al fine di valorizzare l’immagine della città e andare incontro in primis alle esigenze della comunità locale, sono tanti i progetti in cantiere: c’è grande attesa, ad esempio, per il restyling della stazione ferroviaria sita in piazza della Visitazione, opera dell’architetto Stefano Boeri, ovvero l’autore del famoso Bosco Verticale di Milano.
Parliamo di un intervento di riqualificazione (estetica e funzionale nonché di un adeguamento tecnologico e ferroviario) il cui intento è quello di dare visibilità all’esistente stazione FAL di Matera Centrale, una delle tre stazioni della tratta Bari-Matera che servono la città. Veniamo ai dettagli. Un sapiente gioco di luci e ombre sarà garantito dalla grande apertura ricavata nel solaio di copertura della galleria interrata che fungerà da collegamento, tra cielo e terra, portando luce naturale nonché aria al tunnel sottostante, completamente riqualificato. Non è tutto. La copertura, interamente rivestita da pannelli fotovoltaici, oltre ad alimentare la stazione stessa nonché l’edificio storico della vecchia struttura, potrà potenzialmente sostenere l’alimentazione dell’intera Piazza della Visitazione.
Tra luci e ombre il nuovo volto della stazione FAL. A farsi notare sarà sicuramente l’avveniristica pensilina esterna che, con i suoi 1.510 mq di superficie e un’altezza di 12 metri, è pronta a divenire uno spazio pubblico riconoscibile che rappresenterà a tutti gli effetti un luogo di aggregazione, di passaggio nonché di attesa o di transito: sarà dunque un vero e proprio “landmark” urbano.
I viaggiatori, ovvero tanto i turisti quanto i cittadini, potranno avvalersi anche di uno nuovo spazio adibito all’accoglienza, alla biglietteria nonché ai servizi della stazione. La prima fase dei lavori è terminata lo scorso 19 gennaio, ovvero nella giornata in cui ha avuto luogo la cerimonia d’inaugurazione di Matera 2019 Capitale Europea della Cultura. La stazione è dunque fruibile a treni e passeggeri però solo una delle due banchine è stata aperta. Per vedere l’opera completata, invece, bisognerà attendere l’arrivo dell’estate. Al fine di comprendere al meglio le fasi che hanno caratterizzato la realizzazione dell’opera, è stata temporaneamente allestita una mostra fotografica nell’area antistante la stazione, anch’essa riqualificata grazie al tocco magico dell’architetto Boeri.
Ne sono passati di anni da quella Matera ostile raccontata da Carlo Levi nel libro “Cristo si è fermato ad Eboli” e definita da Togliatti, nel 1948, “vergogna nazionale” tanto da essere stata soggetta alla prima legge speciale per lo sfollamento dei Sassi da parte del Governo De Gasperi. Lo slogan della manifestazione “Matera 2019 open future” d’altronde parla chiaro, dimostra la massima apertura da parte di una città desiderosa di divenire non soltanto una gettonata meta turistica bensì un luogo di scambio tra abitanti e viaggiatori nonché un luogo di condivisione sociale e culturale. (Livia Fabietti – Gedi Digital)

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MAL’ARIA DI CITTA’ 2019

(da http://www.legambiente.it/)
PREMESSA
“Com’ è noto la qualità dell’aria negli ambienti urbani è tra le maggiori criticità: elevate concentrazioni di sostanze inquinanti sono misurate nei mesi invernali (materiale particolato) e durante i mesi estivi (ozono), con conseguenze ormai ben note a livello sanitario. Per alleviare queste pressioni sull’ambiente causate dalle attività antropiche è necessario agire sulle cause che sono preminenti e tra queste i trasporti e la mobilità sono tra quelle più rilevanti”.
Con queste parole l’ISPRA sintetizza quella che è una delle problematiche ambientali principali nel nostro Paese, ovvero l’inquinamento atmosferico (XIV Rapporto Qualità dell’ambiente urbano – Edizione 2018).
Il rapporto annuale dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), redatto nel 2018 con dati aggiornati al 2015, ci ricorda invece come ogni anno in Europa siano oltre 422.000 le morti premature all’anno per inquinamento atmosferico e l’Italia, purtroppo, si colloca tra i paesi europei peggiori, con più decessi in rapporto alla popolazione, pari a più di 60.600 nel solo 2015.
Gli inquinanti più pericolosi, com’è ormai noto da diversi anni, sono il particolato sottile (PM 2,5) e gli ossidi d’azoto (NOx), entrambi originati in citta soprattutto dal traffico, e l’ozono troposferico, un inquinante secondario spesso sottovalutato ma che, oltre ai danni ambientali sul patrimonio naturale e l’agricoltura, causa ogni anno in Europa oltre 17.700 morti premature (3.200 solo in Italia).

Mal’aria 2019, il rapporto annuale sull’inquinamento atmosferico nelle città italiane
22 Gennaio 2019

CITTÀ, INQUINAMENTO ATMOSFERICO, SMOG

Città soffocate dallo smog e invase dalle auto private. In Italia se ne contano 38 milioni. Nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono. Brescia è la città che ha superato il maggior numero di giornate fuorilegge con 150 giorni (47 per il Pm10 e 103 per l’ozono), seguita da Lodi (149) e Monza (140).
Città soffocate dallo smog, dove l’aria è irrespirabile sia d’inverno sia d’estate (tra le principali fonti di emissione il traffico, il riscaldamento domestico, le industrie e le pratiche agricole) e dove l’auto privata continua ad essere di gran lunga il mezzo più utilizzato, se ne contano 38 milioni e soddisfano complessivamente il 65,3% degli spostamenti. È quanto emerge da Mal’aria 2019, il dossier annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico in Italia che restituisce un quadro puntuale del 2018. Un anno da codice rosso per la qualità dell’aria, segnato anche dal deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea in merito alle procedure di infrazione per qualità dell’aria e che costerà multe salate alla Penisola. A parlare chiaro sono i numeri: nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l’ozono). In 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa 4 mesi nell’anno. La città che lo scorso anno ha superato il maggior numero di giornate fuorilegge è Brescia (Villaggio Sereno) con 150 giorni (47 per il Pm10 e 103 per l’ozono), seguita da Lodi con 149 (78 per il Pm10 e 71 per l’ozono), Monza (140), Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121). Tutte le città capoluogo di provincia dell’area padana (ad eccezione di Cuneo, Novara, Verbania e Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti. La prima città non ubicata nella pianura padana è Frosinone, nel Lazio, con 116 giorni di superamento (83 per il Pm10 e 33 per l’ozono), seguita da Genova con 103 giorni (tutti dovuti al superamento dei limiti dell’ozono), Avellino con 89 (46 per il Pm10 e 43 per l’ozono) e Terni con 86 (rispettivamente 49 e 37 giorni per i due inquinanti).
Un quadro preoccupante che per Legambiente indica l’urgenza a livello nazionale di pianificare misure strutturali capaci di abbattere drasticamente le concentrazioni di inquinamento presenti e di riportare l’aria a livelli qualitativamente accettabili. Misure che spesso oggi mancano, dimenticando così che ogni anno in Europa, stando ai dati dell’Agenzia Europea per l’ambiente, sono oltre 422mila le morti premature all’anno per inquinamento atmosferico e l’Italia si colloca tra i paesi europei peggiori, con più decessi in rapporto alla popolazione, pari a più di 60.600 nel solo 2015. E che i trasporti stradali costituiscono una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane – come ricorda l’ISPRA – una mobilità sostenibile consentirebbe di limitare le emissioni in aria dal trasporto stradale garantendo il soddisfacimento della domanda di mobilità dei cittadini.
Per questo per Legambiente la sfida importante che oggi deve affrontare il Paese è quella di fare della mobilità sostenibile il motore del cambiamento e di ripensare le città per le persone, non per le auto – è questo il cambio di paradigma che deve prendere piede nella Penisola. Ed è questo il filo conduttore al centro delle proposte che l’associazione ambientalista ha riassunto in Mal’aria 2019 e incentrate proprio sul tema della mobilità sostenibile, già praticata da alcune città (come Bolzano, Firenze, Pisa, Torino e Milano dove il 50% degli abitanti usa i mezzi pubblici, cammina e pedala). Per Legambiente per far uscire l’Italia dall’emergenza cronica dello smog occorre realizzare in primis un Piano Nazionale contro l’inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro e redigere PUMS ambiziosi ripensando l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città, creando ampie “zone 30” e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani. Inoltre è indispensabile ridurre il tasso di motorizzazione riportandolo ai livelli delle altre nazioni europee, gli incentivi sulle emissioni devono prevedere criteri sociali e per ridurre il parco circolante in Italia si dovrebbe prevedere un bonus di rottamazione per chi vuole rottamare l’auto inquinante senza acquistarne una nuova. Inoltre è fondamentale incentivare davvero la mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare, prevedere rete ciclabili che attraversino nelle diverse direttrici i centri urbani; ma anche ripensare il proprio stile di vita in una chiave più ecofriendly. (……) (da http://www.legambiente.it/)
Vedi PDF:

malaria2019_dossier

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